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L’insostenibile leggerezza della Politica. Il Movimento Cinque Stelle alla prova della Democrazia

Nel 2013 su Politicaonline.it facevo una lunga riflessione sul successo del M5S. Uno tsunami aveva sconquassato il panorama politico italiano facendo del movimento il primo partito. Le sorti del governo nascente erano legate ad una possibile alleanza fra la coalizione «Italia. Bene Comune» guidata da Bersani e il Movimento. In molti a sinistra intravidero la possibilità di un governo con i 5S che facesse del bene comune un fattore di convergenza forte, che traghettasse l’Italia fuori dalla crisi e che, soprattutto, realizzasse politiche di maggiore equità nella distribuzione della ricchezza. Nella verve contro-politica e contro-democratica, nel senso del significato che Rosanvallon aveva dato al concetto – quale «forma di democrazia che contrasta quella tradizionale, della democrazia dei poteri indiretti disseminati nel corpo sociale, della democrazia della diffidenza organizzata che fronteggia la democrazia fondata sulla legittimità elettorale» – vi leggevo la possibilità unica di cambiare dall’interno il linguaggio, le prassi, e le modalità del fare politica restituendo centralità e peso ai cittadini-elettori ed innovando la sinistra italiana. Nel 2013 – e di fronte alle macerie lasciate dal berlusconismo – ero certa che le sorti del paese valessero più della difesa della vulgata antisistema. Le cose andarono però diversamente. Lo streaming (allora tanto in voga) ci restituì l’immagine di una trattativa penosa, senza peli sulla lingua. Il M5S doveva necessariamente apparire inamovibile, non mostrare di scendere a patti né di nutrire segni di dubbio. Solo spingendo il Pd a cercare un accordo con il Pdl, il Movimento poteva far scoppiare le contraddizioni del sistema politico e dimostrare, senza più equivoci, il teorema della somiglianza. Tutti i partiti sono cioè sostanzialmente uguali perché hanno perpetuato sempre lo stesso meccanismo di generazione del potere: così Bersani è uguale a Monti, e uguale a Berlusconi. Condannando di fatto l’Italia ad una legislatura controversa sotto diversi punti di vista e con risultati in chiaroscuro.
Sono passati 5 anni, e la scena è la stessa ma a parti invertite. Troppa acqua è passata però sotto i ponti, fra alluvioni, terremoti e crisi umanitarie. E se ha giovato avere un governo “stabilizzato” che provasse a governare il caos, non ha giovato avere un’opposizione che su partite ugualmente importanti – soprattutto sui diritti civili – ha spesso tradito le aspettative lasciando la sinistra a marcare le differenze.
Oggi le parti sono invertite. Al contro-potere del M5S è richiesto quel profilo istituzionale che si addice ad una forza di governo. Mentre il boccino della responsabilità passa nelle mani di Renzi, che può esercitare il piacere di essere l’ago della bilancia, consegnando di fatto al movimento non solo una vittoria di Pirro, ma anche lo sforzo della Politica, quale arte del compromesso, condizione per cui la ricerca del consenso non è una parolaccia, ma la sostanza stessa di cui è fatta la democrazia. Ma saprà il movimento passare dall’organizzazione tecnologica della sfiducia all’organizzazione politica della fiducia? La domanda non è peregrina perché, a dispetto delle apparenze, il movimento predica proporzionale ma pratica maggioritario. Cancellando le impronte dal terreno su cui esso stesso cammina.

Mai. Per la giornata della memoria

Certo che dev’essere difficile.
Dev’essere difficile far finta di niente, continuare a vivere come se nulla fosse successo, chiudere gli occhi sperando di dimenticarsi ogni cosa. Dev’essere difficile desiderare un’amnesia grave a tal punto da eliminare la propria persona, eliminarsi per ritornare impossidente di ricordi come a quando si aveva pochi giorni di vita.
Dev’essere difficile morire per rinascere.
Purtroppo, perire dopo esser sopravvissuti ad una guerra, ad uno sterminio è uno spreco. Molte persone hanno dovuto aprire la propria anima per svuotarsi, per strapparsi un pezzo di cuore per non soffrire più. Alcuni hanno cantato, altri hanno scritto, altri ancora hanno dipinto e poi c’è chi ha raccontato, ha mostrato i segni che la cattiveria aveva lasciato sul proprio corpo, ha sensibilizzato le generazioni future per far sì che un silenzio del genere, il silenzio dell’oblio della violenza, non venisse udito mai più. Quel silenzio ha rotto i timpani a molti scrittori che hanno fissato su carta le urla disperate, i sospiri, il fumo dei forni crematori, e il gas, l’umidità dei corpi nudi trattati come fossero pezzi di carne senza dignità. Hanno scritto la consapevolezza: la consapevolezza di ciò che era successo. Ne hanno preso atto, hanno compreso trascrivendo l’esperienza in parole fatte di inchiostro e, quindi, parole materiali. Se è scritto qualcuno lo ha pensato o lo ha vissuto, se è scritto molto probabilmente è vero. Ogni pagina che hanno riempito pesa, ti pesa al cuore, come se il nero stampato fosse piombo.

Certo che la guerra deve aver influenzato un po’ tutti: chi era al sicuro, chi era indifferente e, addirittura, chi era ignaro. Deve aver influenzato, proprio come una malattia, la mano tremolante dei bambini che cercavano di colorare all’interno dei bordi, la musica nella testa di un compositore che scriveva note, crome, minime, come minimo rassegnate. E il virus si propagava, arrivava fino alle dita di un musicista che suonava in un ristorante o, magari, sopra una nave accompagnando i dolci schiocchi delle labbra di due innamorati a cui era rimasto solo il loro amore.
Primo Levi scriveva, nel 1958, che “la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo” e, in effetti, aveva più che ragione. Io, che sono fuori da tutto questo, non riesco a trovar parole per descrivere a pieno il sentimento che mi provoca il ricordo. A volte però servono parole semplici, come quelle che usa Guccini:
“Io chiedo come può un uomo
uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento”.
Quel vento frusciava nelle orecchie di E. Wiesel e, insieme al silenzio, gli fece capire che mai, mai avrebbe dimenticato tutto ciò, anche se fosse stato condannato a vivere quanto Dio stesso.
Mai.

Dieci Metri. Un progetto di rigenerazione urbana a Cava de’ Tirreni

Il progetto “Dieci Metri” è un progetto di rigenerazione urbana finalizzato alla condivisione con la cittadinanza della gestione degli spazi urbani. Il primo incontro pubblico per illustrare il progetto si terrà a Palazzo di città il 21 luglio alle 18,00 con la partecipazione delle autorità cittadine.

La campagna è una forma di sperimentazione di un nuovo patto sociale nel quale i cittadini imparano a prendersi collettivamente cura del territorio con il supporto organizzativo e logistico delle istituzioni e della Metellia Servizi, e con la collaborazione degli esercizi commerciali.

La campagna consiste nell’invitare i cittadini a pulire insieme e nello stesso giorno i 10 metri di superficie antistante la propria casa. Tutti possono fare la propria parte: gli esercizi commerciali sono invitati ad offrire ai volontari buoni sconto o altri benefits, gli artigiani sono invitati a mettere a disposizione i propri attrezzi e le proprie competenze, le parrocchie possono invitare i fedeli a riprendersi gli spazi del vivere comune, gli anziani ad offrire ristoro ai volontari.

Il progetto “Dieci Metri” prevede la costituzione di un tavolo tecnico-organizzativo per la gestione dell’iniziativa, che avverrà a seguito dell’incontro pubblico del 21 fra tutti coloro che avranno espresso interesse a supportare organizzativamente l’iniziativa.

Il progetto “Dieci Metri”  è patrocinato dall’amministrazione comunale. Le manifestazioni di interesse a partecipare sono raccolte dall’indirizzo mail: progettodiecimetri@gmail.com e dal gruppo Facebook: Progetto Dieci Metri.

Digital Universities in the MOOC Era: Redesigning Higher Education

This year, the International Council for Educational Media conference will be held in Naples from 20 to 22 september, it organized with the collaboration of Federica WebLearning.

Call for paper now open. The deadline for submission is May 15th, 2017

The digitalisation of higher education, as a consequence of technological development, has long been confined to providing more efficient management systems. Only recently has the digital culture made a major inroad into academic life, with the diffusion of MOOCs, Massive Open Online Courses, as the new e-learning format to deliver top quality content for free to millions of students worldwide. While HE Institutions are broadening access to their academic offer to online users worldwide, the corporate and NGO sectors are exploring the benefits of a more qualified online approach to training and dissemination for both personnel and clients, as well as the general public.
The unbundling of the different processes involved in education delivery, especially credentialing, with the emergence of new actors on the educational market leads us to question what the future holds for traditional HE. What are the new social demands? How do educational institutions intend to cope with these fast-changing audiences and targets? Are corporate MOOCs a fierce competitor to HE institutions or a worthy ally?
The answers lie in the intersection among digital culture and educational environments. Bringing together people from government, academia and media, the ICEM International conference 2017 intends to focus on the emerging of MOOCs as a disruptive innovation in the traditional academic eco-system.

Speakers and contributors would submit abstracts to shed light on specific aspects of these four strands:

1) Digital culture and educational environments
The advent of MOOCs has opened up new, and previously unthinkable, scenarios in higher education. Millions of learners are now aware of this extraordinary offer, and platforms are mushrooming all over in the world. As MOOCs become part of the established institutional offer, HE institutions have to work out how these new distance learning models fit with traditional institutional curricular design and development, teaching, credentialing and research practices. What is the strategic response to funding constraints and the need for flexible provision? Are MOOCs destined to become a new form of shadow education? How is the MOOC phenomenon going to be institutionalized?

2) Space vs. Interface design
A key aspect is the relationship between MOOC formats and instructional design. One might expect MOOCs to play the same disruptive role that books and printing literacy played in XV century learning. However, books had a well-established format and interface that MOOCs do not have yet. How to create an interface culture for the digital education? How much do learning space and format influence education? How can the user experience be improved both in the classroom and the digital world?

3) Platformism – new paradigms in online learning
Today, two giant operating systems – Microsoft MsDos and Apple Os – dominate the computer world, with two ancillary developments – Android and iOS – controlling the mobile environment. In the Higher Education environment there is still open competition among traditional e-learning software solutions and those offered by the main MOOC providers. How is platformism influencing learning environments, and what operational conditions are necessary for learners to exercise their choices? Moreover, should we expect a new oligopoly to emerge, concentrating the best of higher education in a few giant hubs with their proprietary formats and platforms?

4) Going visual: video language and pedagogy
Finally, it seems that video is here to stay. Talking heads, interactive videos, virtual labs augmented reality; all kinds of magic can be reproduced through our screens. How do we expect the traditional student-teacher relationship to be reshaped with the new opportunities web-videos are offering to provide top quality educational resources in a distance-learning environment? What is the role of quality and aesthetics and personalisation? How do we accommodate the changing relationships between teacher and student in the online environment?
More info: www.icem2017.eu

Digital Dis-courses. Esperti del digitale a confronto

Online e gratuito su EMMA dal 19 settembre 2016

www.europeanmoocs.eu

Il MOD è la più recente iniziativa di EMMA, l’European Multiple MOOC Aggregator,  che offre corsi aperti e gratuiti – in modalità multilingue – prodotti da università Europee e istituzioni della cultura per aiutare a preservare e a promuovere la ricchezza culturale, educativa e linguistica dell’Europa.

MOD (https://platform.europeanmoocs.eu/#mod) sta per MOOC of Distinction, è diviso in 12 mini MOOC realizzati da 12 esperti che si sono lanciati in una forma di dibattito online: Digital Dis-Courses, discorsi liberi, ma aperti al reciproco confronto.

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A partire dal 19 settembre tutti potranno seguire i mini MOOC, scoprendo il pensiero di Alessandro Bogliolo, Danah Boyd, Inge De Waard, Derrick De Kerckhove, Stephen Downes, Cristina Miranda, David Orban, B. W. Powe, Bruno Sorrentino, Barend van Heusden, Juliet Webster, David Weinberger

I MOOC possono essere seguiti secondo i propri interessi,  partendo da uno qualsiasi dei contributi per costruirsi il proprio percorso personale. Ecco una panoramica sui singoli contributi:

Alessandro Bogliolo esplora il mondo degli algoritmi.

Danah Boyd parla della vita al tempo dei big data e dell’intelligenza artificiale.

Inge De Waard descrive un esperimento di apprendimento delle lingue con le scuole secondarie attraverso MOOCs multilingue

Derrick De Kerckhove, considerato l’erede naturale di McLuhan, discute come sta cambiando il rapporto con lo scherma e ne sottolinea il crescente potere. Riflette inoltre su come sarà l’educazione di domani.

Stephen Downes parla della nascita di un nuovo tipo di conoscenza nell’era della rete.

Cristina Miranda esplone il possibile dialogo tra arte, scienza, ingegneria e scienze umane.

David Orban discute lo sviluppo esponenziale delle tecnologie e il loro impatto politico.

B. W. Powe esplora e descrive  gli effetti dell’elettricità, del ruolo dell’immaginazione nella scoperta e nella creazione di significato a partire dal teatro.

Bruno Sorrentino guarda l’elemento umano nei processi documentali e riflette sulle implicazioni delle nuove tecnologie e dei social media nel giornalismo e film-making.

Barend van Heusden introduce una teoria della cultura e dei media sviluppata nel corso di un progetto nei Paesi Bassi. Alla luce della sua teoria, esamina come l’istruzione possa evolvere in futuro.

Juliet Webster affronta le questioni che circondano il divario di genere nel settore delle TIC.

David Weinberger si chiede perché qualcuno pensa che Internet ci renda stupidi, e guarda alla natura mutevole della conoscenza nell’era di Internet.

Tutti possono proporsi per diventare animatori volontari del MOD o iscriversi alla community, un’occasione per conoscere il pensiero degli esperti coinvolti: (basta scrivere a  info@europeanmoocs.eu)

guardati il video: Digital Dis_Courses

What «being digital» really means and implies

We are becoming digital in a way that is not yet clearly understood. Our lives, bodies, emotions, feelings and memories are strongly embedded in the digital world. Many of us find it increasingly difficult to tell the difference between what is real and what is virtual. What impact is this all having on our our ability to form meaningful relationships, on how we occupy our time and how we develop and grow as human beings?

Bringing together world-class commentators and experts , Digital Dis-courses is a new 12 part MOOC freely available on the EMMA platform starting from 19 September 2016 which aims to tackle the fundamental question of what it means to be digital. Each of the 12 lessons in this MOOC is led by a distinguished expert in the field of digital culture who will present their own thoughts on what it means to have a digital persona, exploring notions like the digital unconscious, cyberspace relationships, digital identity and connected knowledge. During their modules they will take us through the changing landscape of self, society and technology, transforming hopes and criticism into valuable food for thought.

The format is a classic MOOC format with a video lecture and accompanying text-based content. Each expert offers a lesson in their specialist field, and the lessons combine to give an overview of the development of digital culture in recent times. Each lesson is accompanied by links to other materials recommended by the expert. Interaction is encouraged in the Conversation Forum. Enrol  in our MOOC of DISTINCTION now!

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Looking for a European MOOC Model: Comparing paradigms?

In 2014 the European Commission approved two different MOOC projects which were invited to compete on the MOOC market and to act as enablers of innovation in the Higher Education area. Both these projects are now leaving behind their infancy as pilot projects and taking up their position as providers of digital education in Europe. For both projects it has been hard to cope with a fast changing environment which has seen learning platforms mushrooming all around the world, brand new pedagogical models developed in line with very old theories, from Dewey to Freire, to more radical approaches such as Illich’s, and, last but not least, openness translated into a more and more unstable concept. We have witnessed the transformation of pedagogies into ideology, where “learning in a certain way” has become a new dogma to be defended everywhere and anytime. Even the idea of an individual “learning style” has been rejected to make room for emerging dogmas.

But how have the two projects, ECO and EMMA reacted? How did they tackle the challenge of proposing a European MOOC model. Let’s look first at some basic background information about the two projects. The ECO learning project is run by 24 partners led by UNED, a public distance education university based in Madrid and one of the biggest Open Universities in Europe. The 5 MOOC platforms used by ECO – mainly open source – are run by partners, while the ECO learning project provides a portal for all their MOOCs via a unique entry point. ECO uses the concept of an ‘sMOOC’ where ‘s’ stands for ‘social’ and it is this concept that is common to all ECO MOOCs. The ECO team promotes sMOOCs as a suitable, effective, unique approach to be promoted in Europe. From a pedagogical perspective this approach seems to rely on well-known literature and an evidence-based perspective. Continua »

“VERITÀ PER GIULIO REGENI”: A NAPOLI FLASH MOB ORGANIZZATO DA AMNESTY INTERNATIONAL – GRUPPO NAPOLI

veritàpergiulio

Ricevo e molto volentieri divulgo


Napoli, 12 Maggio 2016

Domenica 15 maggio a Napoli si svolgerà un flash mob, organizzato da Amnesty International – Gruppo Napoli, per chiedere verità sul caso Regeni. Gli attivisti si incontreranno alle 16.30 in Largo Berlinguer e percorreranno interamente Via Toledo fino a raggiungere alle ore 17 Piazza Plebiscito. Qui, sorreggendo dei cartelli gialli, formeranno la scritta “Verità per Giulio Regeni”, l’appello lanciato da Amnesty International Italia.

“L’iniziativa – spiegano gli attivisti di Amnesty International Napoli – nasce per sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica sull’uccisione di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano morto in Egitto in circostanze ancora da chiarire. Il caso è stato adottato sin da subito dalla sezione nazionale di Amnesty International che quotidianamente si batte per chiedere verità su Regeni, sulle sparizioni forzate, sugli atti di tortura e la repressione della libertà di espressione adottati dall’attuale governo egiziano”.

Contatti:

Email: gr005@amnesty.it
Fb: Amnesty International – Gruppo Napoli
Evento Fb:
Flash Mob per Giulio Regeni


To Mooc or not to Moocs? una crescita esponenziale

Un’indagine di Visiongain  stima il  mercato globale dei MOOC in crescita da 0.9  milardi di dollari del  2014 a 14.2 miliardi nel 2020. Con un tasso annuo di crescita (sempre stimato) dell’81,3% per i  prossimi cinque anni. Di questo business sono ancora in pochi ad essersene accorti, soprattutto in Italia dove la questione MOOC è considerata correlata unicamente alla dimensione istituzionale dell’università,  al suo tradizionale modello di business basato su “clienti” noti e spesso fidelizzati: gli studenti. Nella migliore delle ipotesi, si sta valutando  di sperimentare il blended learning, una forma di offerta di apprendimento misto online/offline, nell’ambito però dell’assetto tradizionale.

Se i MOOC rappresentano l’ultima frontiera dell’apprendimento in rete,  il mercato della formazione tende invece a differenziarsi, ad essere meno correlato alla educazione universitaria e più appetibile per la formazione di tipo “corporate”, vale a dire aziendale. Se infatti Google ha fatto formare  80,000 suoi impiegati grazie ad un corso online sull’HTML5 offerto dalla piattaforma Udacity ci sarà un motivo. Così i 1.750.000 dollari guadagnati da Edx – iniziativa di MIT e Harvard – con il corso sui Big Data seguito da 3500 persone provenienti da oltre 2000 organizzazioni diverse  segnano sicuramente un punto di non ritorno nella creazione di nuova offerta  di formazione professionale. Come si è chiaramente capito con il corso  francese dell’Open Wine University offerto dall’Università di Borgogna con grande successo di iscrizioni su piattaforma Emma ed espressamente indicato agli operatori del settore ed appassionati.

Certo, occorre considerare che le Università non nascono come organizzazioni for profit, anzi sono dichiaratamente vocate alla missione educativa e di ricerca senza alcun orientamento al guadagno. Va bene,  anzi va benissimo. Ma se queste riuscissero ad individuare nei MOOC la possibilità di creare sviluppo locale partendo da quella formazione degli adulti e dall’apprendimento permanente (life long learning) su cui sono state sempre molto restie a farsi coinvolgere, per realizzare quegli skills, formare quelle competenze specialistiche, educare al digitale, ma anche solo aggiornare le esperienze professionali non servirebbe forse a  dare quella spintarella al mercato del lavoro di cui si sente tanto il bisogno?

In Italia, in ambito universitario, molto coraggio e voglia di sperimentare è stata dimostrata dalle due navi ammiraglie dell’innovazione didattica: Federica ed Emma. Mentre con un  target più diversificato sebbene prevalentemente orientato agli studenti delle scuole c’è OilProject. All’orizzonte, invece,  si inizia ad intravedere la nascita di qualche altra iniziativa, per ora  caratterizzate però tutte da un certo solipsismo…un nonsoché che impedisce alle organizzazioni di fare gruppo, di costituire una vera e propria forza dirompente.

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Comunque sia, appare evidente che si stanno aprendo  opportunità senza precedenti per le università di scoprire nuovi target e di aprire la propria  offerta di qualità alla formazione professionale, ma si stanno creando anche anche nuovi spazi di mercato e nuovi sub-mercati (affatto di nicchia!)  tutti da scoprire per la creazione di servizi avanzati.  Piccole e medie imprese altamente innovative sono pregate di farsi avanti.

Per chi volesse saperne di più, università e/o aziende con voglia di sperimentare, partirà a breve una Summer School sul mondo MOOC organizzata dal progetto europeo Emma (Europeanmoocs.eu)  in collaborazione con la Joint Technology Enhanced Learning (JTEL).

In Italia! ad Ischia dal 4 all’11 Luglio, per ricordarci che abbiamo un Paese semplicemente meraviglioso che si aspetta da noi di più e meglio.

EMMA summer school flyer

To MOOC or not to MOOC?

Innovare la didattica è una sfida organica e sistemica.

Se leggendo questo incipit avete  immaginato scenari virtuali, di celluloide e silicio, allora siete molto molto lontani dall’immaginare il  vero. Innovare la didattica ha davvero poco a che fare con la tecnologia, come oggi tendiamo a percepirla e a magnificarla, e molto invece con processi complessi (e ancora del tutto sperimentali) di traduzione delle teorie pedagogiche in  percorsi di costruzione  di esperienze di apprendimento che, facendo leva su una varietà di dispositivi pedagogici e tecnologici (attenzione, anche la vecchia penna è una tecnologia!), adatta l’insegnamento ai bisogni  diversificati di apprendimento. Per utilizzare un’espressione oggi cara al mondo dell’educazione in Rete si dirà che abbiamo bisogno di rivedere profondamente l’instructional design dei nostri insegnamenti.

Perché il bisogno di innovare la didattica si fa sentire ora in maniera  pressante? E’ un’esigenza indotta dallo sviluppo tecnologico per ampliare il proprio segmento di mercato o nasce dalla consapevolezza che – nel mentre si avvicendano riforme su riformegli studenti non sono già più a scuola per imparare, ma solo per assolvere al compito loro assegnato per obbligo?

Propendo per la seconda ipotesi, anche se alla prima mi sento di concedere un po’ di credito se solo mi fermo a guardare a quanta retorica ha accompagnato l’introduzione  dei computer nella Pubblica Amministrazione prima, e  delle  lavagne elettroniche nella scuola poi. Innovare la didattica significa dunque avere una conoscenza più approfondita di come, quando e dove gli studenti apprendono, di come e in che direzione si sono modificate le loro capacità ed i loro bisogni di apprendimento nonché i loro stili di consumo culturale. Un po’ la tecnologia ci aiuta con i cosiddetti Learning Anlytics, dati che, per ora, sono disponibili solo per alcune esperienze di didattica in Rete come i  MOOCs (massive open online courses). Molto altro resta però legato alla sperimentazione e al lavoro quotidiano in aula.

Di questo e di tanto altro si parlerà alla Joint Summer School on Technology Enhanced Learning, in programma ad Ischia dal 4 al 11 luglio, co-organizzata dalla European Association for Technology Enhanced Learning e da Federica Web learning. Nell’ambito della Summer School uno specifico percorso di approfondimento è dedicato ai MOOCs ed è organizzato dal progetto europeo Emma (European Multiple Moocs Aggregator). Si tratta di un’opportunità senza precedenti per avere a portata di mano, in Italia, il meglio del dibattito sull’innovazione della didattica e per farsi un’idea di quanta energia si sta spendendo per affrontare una delle sfide principali di questo secolo.

Di seguito il comunicato per eventuali rilanci su siti e blog 🙂

learningfrontiers

Perché e come realizzare un MOOC, questa estate ad Ischia.

Sono aperte le iscrizioni alla Summer School dedicata alla progettazione dei MOOCs, i Massive Open Online Courses, che  promettono di rivoluzionare l’Higher Education.
La summer school è realizzata dal Progetto “Emma” (EMMA) grazie ad una collaborazione con l’European Association for Technology Enhanced Learning (EATEL) . L’offerta formativa di Emma è dedicata a quanti – docenti e professionisti – abbiano l’intenzione di cogliere  la straordinaria opportunità di avere a portata di mano tutto il team di Emma per un focus specifico sui MOOCs e per comprendere meglio qual è il valore aggiunto del progetto, sia in termini di servizi avanzati (traduzione, learning analitycs, survey) che di internazionalizzazione della didattica.

EATEL è presente anche con una propria offerta formativa, l’11th Joint European Summer School on Technology Enhanced Learning (JTEL: http://www.prolearn-academy.org/Events/summer-school-2015), co-organizzata con Federica Web Learning ed espressamente dedicata a studenti di dottorato.

La Summer School si terrà dal 4 all’11 luglio ad Ischia presso l’Hotel Continental.
Insomma un’occasione da non perdere per PdD, ricercatori e professionals per condividere innovazioni, idee e progetti!
Per maggiori informazioni è possibile consultare:

JTEL: http://www.prolearn-academy.org/Events/summer-school-2015
EMMA: http://project.europeanmoocs.eu/project/get-involved/summer-school

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