Surveying the cyberspace: una questione ancora aperta
Oggi si argomenta molto sulla reale efficacia della comunicazione via rete. L’interrogativo infatti cui le comunità scientifiche si preparano a rispondere non è più se le nuove tecnologie influenzano i processi politici ma come, e con quali risultati ciò sta già avvenendo, affrontando, nello specifico, i problemi relativi alla analisi teorica ed empirica.
Per le scienze sociali è iniziato quindi un periodo non facile di ricerca di nuovi paradigmi e di nuove metodologie d’analisi. Infatti, anche se Internet si presenta in molti casi simile alla stampa, la variabilità dei suoi confini, la natura effimera del suo contenuto e l’abilità dei suoi utenti ad interagire con essa modificandola, stanno creando vere e proprie sfide metodologiche. A partire dalla riconcettualizzazione dell’audience come unità di analisi frammentata e sfuggevole, molti assunti classici della teoria comunicazionale necessitano di essere rivisitati.
Di fronte ad indicatori e tecniche di ricerca che richiedono spesso anche una profonda conoscenza tecnica della rete e del suo funzionamento, la reazione più comune è il disorientamento. E questo è tanto più visibile in Europa che in America dove l’abitudine a “sporcarsi le mani” coi dati fa affidamento su una gloriosa storia ed un’altrettanta gloriosa produzione scientifica. Qui Internet ha rappresentato un’occasione ulteriore per sperimentare, su un campo totalmente inesplorato, concetti, metodi e criteri di valutazione presi in prestito da altre discipline, in particolare dell’area del marketing, della comunicazione e dell’antropologia. Come da anni dimostrano le pubblicazioni e le conferenze di Steve Jones.
E’ la ricerca empirica e quantitativa quella che sembra soffrire di maggiori problemi: molti fra coloro che studiano il web ammettono la propria difficoltà a gestire nuove categorie di analisi e, soprattutto, a maneggiare dati quantitativi poco stabili. In assenza di indici centralizzati, i ricercatori si affidano ai dati forniti dai motori di ricerca più noti (utilizzati in funzione di filtro) o a quelli forniti dalle numerose società nate proprio per rispondere al bisogno di numerizzare la rete.
Ma l’incertezza dei confini del web resta il dato più sconcertante e, nello stesso tempo, come ha scritto Benjamin Barber, un potente antidoto al dogmatismo: “the extreme difficulty of making definitive statements about this wildly fluctuating cyberworld might be one of most important finding. At the very least, it provides a warning against dogmatism in evaluating the relationship between the internet and democratic participation“.