Prodi, i media e la società italiana
Lunedì 3 ottobre ho assistito, in quanto suo convinto futuro elettore, ad una tappa della campagna per le primarie di Romano Prodi. L’idea di tenere l’evento in una piazza del centro storico di Cosenza mi è parsa buona. Il pubblico era numeroso e incravattato (niente folle acclamanti ai comizi dei segretari dei vecchi partiti, s’intende) e la serata gradevole.
Prima dell’ingresso del leader, è stato proiettato un video di presentazione in cui erano montate con un ritmo veloce immagini degli ultimi anni. Mancava solo il faccione di Berlusconi, il resto c’era tutto: orribile. Una avvisaglia della sensibilità mediologica di Prodi?
Il buon Prodi, oltre ad alcune idee intelligenti, una buona verve e qualche scivolone madornale (del tipo: l’unica salvezza per il Sud d’Italia sono i cinesi), ha espresso due verità che mi hanno toccato da vicino. La prima: in tutto il Lazio ci sono meno di 5000 iscritti alle facoltà scientifiche (matematica, ingegneria, scienze naturali) e 16000 iscritti ad una sola facoltà di Scienze della comunicazione. Non potendo diventare un paese di soli buoni registi, il Professore invitava i giovani ad iscriversi alle facoltà di ingegneria. La seconda: è un dato scientifico che la televisione influenzi direttamente l’esito delle elezioni: chi più guarda la televisione, più finisce con il votare Forza Italia. Lui – il Professore – guarda solo i telegiornali e le trasmissioni di approfondimento.
Sono queste due verità che il buon senso può facilmente elaborare ed accettare. E neppure ci pare utile ricordare che vari studi dimostrano effetti tutt’altro che diretti della televisione sulle elezioni oppure che, pur persistendo lo stesso regime mediale, Prodi ha potuto vincere già una tornata elettorale, quella del 1996.
Vogliamo invece sottolineare che quelle due affermazioni possono nascondere determinate visioni su che cosa sia e debba essere la nostra società. Che le facoltà di comunicazione siano avvertite dagli stessi studenti quali tappe per diventare buoni attori o brave veline è un dato di fatto (anche se mi dispiace doverlo ammettere). Che quella verso cui punta Prodi sia una società produttivistica improntata ai rigori della tecno-scienza, è però un dubbio che mi sorge. Tempo fa i Ds hanno organizzato addirittura un convegno sulla società della conoscenza. Ed è diventato un leit motiv del nostro tempo, l’enfasi sulla cultura come forza produttiva specialmente per un Paese come l’Italia. Ora, personalmente non credo che l’Italia debba ridursi al Paese dei musei e della moda. Predicare questo infatti significa pensare alla cultura semplicemente come ad una nuova merce. Puntare sulla società della conoscenza e sul ruolo creativo della cultura deve significare invece ripensare i processi produttivi del nostro paese e la qualità della vita che da noi si conduce, in modo nuovo ed originale. Per fare questo non credo proprio che ci voglia la laurea in ingegneria. Non capisco proprio perché nella selezione del personale, dunque nelle divisioni che di solito prendono il nome di “Risorse umane”, sia più adatto un ingegnere che un laureato in scienze umane. Forse difendo solo il mio giardino, ma può anche darsi che quest’enfasi sugli ingegneri sia dovuta ad una infezione che ha colpito Prodi in uno dei suoi viaggi in Cina. Un virus che evidentemente ha un nome: pensiero unico.
La seconda verità (l’effetto della televisione) fa piacere ed è assai condivisa da tutta la sinistra illuminata che si candida a governare il paese. In questo caso, quella che è in gioco è una visione riduzionista della politica. Visto che la ggente (con due o più g) non comprende i suoi interessi e si limita a guardare passivamente gli spettacoli televisivi, è opportuno che i competenti, i Professori, prendano in mano la situazione e apportino le illuminate riforme di cui l’Italia ha bisogno. In verità i cittadini avvertono benissimo se le scarpe sono strette oppure no. Il fatto che siano telespettatori o meno incide poco su tali sensazioni. Forse l’immagine di Berlusconi si è impressa per vie occulte nella corteccia di una sfortunata signora che ha perso il resto della sua memoria. Ma gli industrialotti del nord-est votandolo in passato hanno fatto i proprio concreti interessi. Punto.
Il fatto che gli italiani guardino la televisione non deve essere interpretato in sé e per sé negativamente (il loro coinvolgimento emotivo, corporeo nei fatti del Paese e del mondo dovrebbe averne tratto giovamento). Il fatto che la televisione sia di bassa qualità e ciò determini lo scadimento del Paese è tutto da dimostrare: essa la televisione è anche specchio della società che ne fruisce. Questo i nostri politici dovrebbero tenerlo a mente.
Chiudo con la speranza (altri dati la alimentano) che queste siano solo impressioni personali dovute a battute infelici di Romano Prodi. Mi auguro che sia così e perciò gli auguro di vincere con forza le prossime primarie e le future elezioni.
Non ho avuto la ventura di assistere a uno dei comizi di Prodi, quindi mi devo basare sulle tue indicazioni; in linea di massima quanto affermi è del tutto condivisibile, il rischio di sottovalutare la capacità critica degli elettori è elevato, ma si spera che qualcuno del suo staff sia abbastanza avveduto da fargli correggere il tiro per tempo.
Per quanto riguarda i due punti che hai sottolineato, mi sembra evidente che il secondo abbia, nel caso di Prodi stesso, causato il primo (e che quindi sia purtroppo esso stesso verosimile): Prodi in tv non vede solo tg et similia, ma anche (o soprattutto?) quella robaccia dove ragazzotti senza speranza cercano affannosamente la fama, e deve avere dedotto che gran parte dei giovani italiani in odore di laurea s’iscrive all’università per diventare famoso (più che artista, ma credo per lui l’esito sia negativo in entrambe le prospettive) e non per produrre (produrre, produrre). Speriamo davvero che gli elettori abbiano una capacità critica, rispetto agli effetti della tv (che sia o meno lo specchio della società importa poco, in questa sede, il problema è un altro, e cioè che è davvero uno dei punti più bassi mai raggiunti dall’ingegno umano, e forse la più seria obiezione al darwinismo) altrimenti il rischio è che Berlusconi rivinca, e forse senza neppure capire il perché.
Salve a tutti, il mio più che un commento, vuole essere una constatazione, per non dire un sugerimento; sono del parere che la linea delle primarie, si poteva impostare meglio, per avere un successo sicuro; Innanzitutto una vera unione, doveva formare una famiglia… nel senso che la vera.: ” UNIONE ” doveva cancellare l’egoismo!. Oggi noi abbiamo una ricerca di voti… che vuole essere una campagna elettorale tra la sinistra; infine quanti voti avra Prodi?!. L’unione doveva abolire l’Egoismo, cioè.: Veniva preparata una lista.: 1. Presidente dei ministri; 2. Vicepresidente; 3. Ministro degli interni; 4. Ministro della Giustizia; 5. Ministro del lavoro… e cosi via.: I cittadini potento dare 5 preferenze, o più, compreso il presidente del consiglio, avrebe scelto.: Presidente Tizio; Vice presidente Caio, Ministro del tesoro Sembronio; Ministro del Lavoro Bertinotti; Ministro della Giustizia Di Pietro; Cioè, il popolo sceglieva le persone qualificate, per quel ministero… e non succedeva che Fassino ( Che come Lui stesso a Dichiarato) L’hanno messo a presidente della Giustizia, che non capiva nemmeno cosa volesse dire.: Come Castelli!. E come Bossi Che fa le Leggi!. Non ho niente contro Bossi, Ma vedrei meglio Veronesi a Ministro della Sanità che Bertinotti; o di Marone!. Il popolo avrebbe avuto il modo di scegliere; chi avrebbe più voti occuperebbe il posto! Se ce l’unione, non ci devono esasere corse alle poltrone; Ne.: Margherita 30%; D.S. 20%, Di Pietro 3%, e tutti i partiti piu piccoli, con la nuova legge Berlusconiana, vanno a lavare; con questo sistema, rimarrebbe fregato anche Berlusconi e la sua nuova Legge, rimarrebbe veramente la destra e la sinistra.: La destra 17%; La Sinistra 83%!. Questo succederebbe se avremmo veri politici che all’egoismo preferirebbero il vero bene del paese. Questa è la mia opinione. Cordiali e distinti saluti a tutti Livia Nemi
In riferimento al commento precedente. Sono d’accordo con te. Alcuni punti però bisognerebbe riconsiderarli. Mi sembra un pò esagerato definire “egoistico” il centro-sinistra italiano. Gli sforzi compiuti da Romano Prodi per cercare di trovare un collante capace di riordinare il caos partitico all’interno dell’Unione è stato piuttosto evidente.
La considerazione sull'”egoismo” dell’Unione va fatta sul livello dialettico all’interno dell’unione, che come è evidente ha un forte sbilanciamento centrista (ricordiamo la querelle sui PACS). Anzi direi che bisogna stare attenti al “radicalismo dei centristi”, coloro che inopportunamente creano ciò che tu definisci egoismo, che poi in parole meno aggressive potremmo definire maggiore influenza sui programmi.
Ad esempio, la linea zapaterista piace a molti umomini dell’unione ma sta di fatto che alcune questioni, sopratutto di ordine etico, sono inaccettabili per alcuni pseudo-laici della margherita o dell’UDEUR. Paradossalmente Zapatero fa arrossire più la sinistra che la destra italiana ed il perchè è facile da intuire. La sinistra italiana non è una vera sinistra.
Quindi più che sui politici rifletterei sui programmi. Più che sulla rappresentanza mi concentrerei sui contenuti.