Il superamento dei concetti di Reti collettive e Reti connettive di calcolatori
Qualche tempo fa cercavo su internet l’immagine di un quadro famosissimo di cui ricordavo perfettamente l’immagine ma non l’autore né il titolo. Esso riproduce in stile gotico due contadini americani ai tempi della depressione degli anni ’30. La ricerca durata in tutto parecchi giorni anche tramite strumenti avanzati di siti specializzati in quadri, immagini storia dell’arte, motori di ricerca indicizzati per categorie di immagini era diventata una specie di dimostrazione dell’inutilità di internet nel reperire le informazioni che si cercano in maniera “confusa”. Alla fine il titolo l’ho scoperto per caso guardando la didascalia di un giornale che riproduceva l’immagine: era “American Gothic” di Grant Wood ed una volta conosciuto il nome è bastato andare su un qualunque motore di ricerca per essere sommerso da migliaia di immagini del quadro, offerte di magliette etc…
Oggi si fa un gran parlare di Reti Connettive e Reti Collettive, società della conoscenza ma rimane fuori spesso una delle caratteristiche fondamentali a cui tutti dovremmo rispondere: ma se cerco un gruppo di interessi, una informazione, una risposta ad un problema, la trovo su internet?
Oggi dopo tanti Web Semantici, Ontologici (che saranno poi? dopo anni di studio della filosofia alla parola web ontologico mi si rizzano i capelli), la domanda rimane perché il cosiddetto numero di risultati non corrispondenti a ciò che cerco (falsi positivi) rimane esageratamente alto. Molti fanno corrispondere questa incapacità delle macchine ad una non corretta descrizione dei contenuti (web semantico) ma sono stati scavalcati da motori come Google che introduce concetti come rilevanza e significanza all’interno dell’output di ricerca (ranking), pur tuttavia non ottenendo i risultati voluti.
Credo che l’unica soluzione sia nel riconsiderare in maniera organica tutto l’apparato logico che sta dietro alla gestione delle informazioni dei calcolatori: dalla struttura delle Basi Dati (tecnologia degli anni ’60) alla logica di rappresentazione delle informazioni dei calcolatori. Si sta andando già oltre Turing: la sua macchina che implica la nozione di calcolabilità oramai ha mostrato i suoi limiti; se tutto è computabile in maniera precisa, perchè i risultati di una ricerca sono sempre più imprecisi? Tutto l’apparato logico che sta dietro finanche del concetto di Algoritmo e di calcolabilità sta lentamente scomparendo dietro l’implementazione di computer quantici e i Qubit da loro gestiti con algoritmi di nuova concezione che non sono più rappresentabili dalla macchina di Turing che presuppone tempi discrezionali certi. Le grammatiche descrittive chomskjane chiuse perdono colpi e paradossalmente non ci troviamo di fronte ad una disarmonia, ma ad un’opportunità di riconsiderare il tutto per porre rimedio alle attuali disarmonie di risultati e di utilizzo dei computer.
Lungi da me ogni sogno di intelligenza artificiale, ma credo che una maggiore aderenza alle logiche della mente, alla ricerca di significanza nei risultati, all’uso più semplice delle tecnologie in questa svolta epocale della struttura profonda dei calcolatori potrebbe avvenire riproponendo una alleanza strategica tra Scienza e Umanesimo come è avvenuto negli anni ’60 quando alla fase puramente tecnica di sviluppo dei calcolatori si è aggiunta la riflessione Chomskiana sul linguaggio. Oggi tutto ciò è oggetto di ricerca nei laboratori più avanzati, studio che non implica solo discussioni sulla ricaduta sociale delle tecnologia ma implica un contatto diretto tra gruppi di lavoro multidisciplinari che possano avviare nuovi dialoghi su queste materie. L’umanista spesso è alieno dal computer e il tecnico con lui poco viene a contatto, ma la sfida sarà nel riproporre modelli multidisciplinari di ricerca. E’ un filone di ricerca che non possiamo permetterci di perdere dato che può costituire la rinascita della ricerca informatica nel vecchio continente poiché presuppone più un impegno delle menti che attrezzature molto costose.
Assolutamente d’accordo. Alcuni giorni fa mi è capitato di dover cercare un quadro in Rete del quale non ricordavo titolo e artista e alla fine, dopo minuziose ricerche, l’ho trovato per caso su un sito di stampe e locandine. Sono comunque convinta che a grandi passi ci si stia avvicinando ad un’intelligenza artificiale più raffinata: è necessaria solo un po’ di pazienza, ma ci arriveremo…
quelli di Flickr stanno provando un motore di ricerca per campi di immagine colorati,
è a livello primordiale ma vale la pena dargli un’occhiata.
http://labs.systemone.at/retrievr/
L’ho guardato questo Flickr per immagini ma non è chiarissimo come funzioni. In pratica ho caricato un’immagine di un pappagallo dai miei file e in cambio me ne ha dati altri più o meno relazionati…che tipo di criterio utilizza? Prossimità semantica?
grazie e a presto
lucifuia
io ho provato a mettere campi di colore nel riquadro bianco,
e sono comparse fotografie che effettivamente avevano i colori nelle zone che avevo scelto.
molto vagamente funziona anche con forme stilizzate, tipo se metti una linea orizzontale al centro escono molto foto di orizzonti
credo funzioni con una mappatura dei pixel
ciao a te
WOW..le immagini sono semplicemente meravigliose e di alta qualità. Già solo questo vale la pena a tenerlo a portata di click. Provate la ricerca per il colore nero