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First life, ritorno al privato ed impegno pubblico

E’ da molto tempo che non scrivo su questo blog. Non credo che siano stati molti a chiedersi il perchè. Chi mi conosce sa che non riesco a stare con le mani in tasca. Il bisogno di digitare (l’abilità dello scrivere a mano è ormai andata definitivamente persa) è sempre forte e prepotente e lo esprimo in mille modi diversi. Il blog non è quello che preferisco. Piuttosto mi muovo continuamente fra un bisogno di esprimermi nel privato ed un bisogno di espormi pubblicamente. Rivendicando ed affermando ogni giorno, tuttavia, il diritto di non aver nulla da dire, il diritto al silenzio, alla volontà di non comunicazione. A volte dunque zittisco (per la pace di tutti) e mi muovo sul piano empirico dell’impegno sociale, politico se vogliamo, per scoprire che le ganasce di certi meccanismi (sub)culturali striturerebbero anche i più volenterosi, anche quelli a cui anni di impegno hanno regalato dieci centimetri di pelo sullo stomaco. Così scopri che se la cultura della gratuità è un valore ormai affermato da tempo nel ciberspazio, nella real life è vista con grande sospetto, a meno di non agire sotto il cappello delle grandi organizzazioni no profit.
Scopri ad esempio che i processi di democratizzazione che hanno attraversato la rete in questi anni fino a renderla un “territorio senza distanza”, nella real life non hanno scalfito, anzi forse hanno inasprito, tutte le velleità piccolo-borghesi di status, di distanza, di separatezza fra corpi sociali a cui non si riconosce speranza di ascesa alcuna. Scopri piani “politici” di intersezione fra immaginario post-democratico (direbbe Susca) ed immaginari da piccola cucina premoderna, con dissonanze che hanno la sonorità di un violento schiaffo sul cervello. In più ci si mette Gianluca Nicoletti e la Second Life, l’ennesimo spettacolo di evasione, l’ennesima immersione nella socialità, nell’obbligo della comunicazione a tutti i costi. Oggi, in maniera chiara, e dopo l’ennesima deludente incursione nell’impegno sociale armata di volontà ferrea e strumenti di leva alla Archimede, ho sentito l’urgenza di un riflusso dal sociale, questa prigione permanente che non ti dà tregua, che toglie ed aggiunge, pretende e manipola, regola, informa, comunica, agisce per te ed in te. Stanca della gente, sono scesa nuovamente dall’autobus. Perdendomi fra le bancarelle di scarpe per bambini.

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