Attenti al virus della “blogorrea”
Non è un mistero come spesso e volentieri il blogging divenga null’altro che autoreferenzialità continua e vuoto a perdere mentale – ampliando così tipiche dinamiche dei mainstream media, purtroppo. Qualcosa che vale anche (soprattutto?) per l’ambito politico-elettorale, da Obama & Co. alle politiche italiane, con un hype mediatico tanto frastornate quanto controproducente. In tal senso vale la pena di notare certe ricadute della democratizzazione veicolata dal web 2.0, vera o presunta che sia. A partire da quella malattia congenita e incurabile della “blogorrea”, per come la descrive Dan Farber su Cnet: l’overflow di contributi inutili, l’auto-glorificazione dei blogger, la ridondanza continua dei link. La portata di questo virus sui generis è assai tipico e generalizzato nella scena italica, purtroppo, dove vige notoriamente il riciclaggio di bullshit e il nulla assoluto di cui molti “bloggher” continuano a vantarsi. Per fortuna che dalla controparte USA arrivano suggerimenti alla sana autocritica, tipo quella di un nome noto, Dave Winer: “But it’s time to decentralize again. Head for the hills. If I could only remember where they are!”. Ulteriori dettagli in questo post, e intanto meglio stare alla larga dai molti già palesementi affetti da “blogorrea politica”. Altro che pesce d’aprile!
Sottrarsi all’assurda dinamica del tempo digitale che ti obbliga a cercare qualcosa da scrivere ogni giorno, piuttosto che scrivere sulla base di ciò che pensi, di quanto pensi, di cosa pensi. Sottrarsi al blogging come nuova costrizione sociotecnica, bloggo quindi sono? NO! penso quindi sono! ed il fatto che non bloggo non equivare al non esistere ma all’esistere in mondi plurimi, spesso più concreti e soddisfacenti. Quando anche questa tecnologia lascerà il passo ad una nuova, sulla strada si potranno leggere con un pò di vergogna le tante sciocchezze che in queste anni ci siamo fatti cadere addosso. Tant pis
…era da un pò che pensavo a quante parole e scritti inutili si stavano sviluppando sulle politiche italiane. La sensazione è che si sia smarrito un pò il baricentro che controlla e divide la circolazione di informazioni serie e ben strutturate da quelle generiche, non bene organizzate e scritte per se e le proprie vanità.
Sta di fatto che in questa tornata elettorale vi è un vasta e fitta trama di blog che, per quanto blob e quindi solo rumore, alimenta e arricchisce di note, piccoli dati e sensazioni un dibattito politico già rappresentato come scadente e poco innovativo.
Quindi si…di bullshit ve ne sono e tante…ma mi chiedo se poi alla fine in questo guado terribile qualcosa di serio e di sensato si riesce comunque a produrre e a far circolare.
Tu che ne pensi Berny?
Sarò pessimista, ma a me sembra che di questi tempi si vada integrando il peggio dei due mondi, la politica e il blogging, dove si è ben oltre la perdita di baricentro e si continuano a produrre valanghe di sciocchezze.
Sia in Usa che in Italia direi infatti che il vuoto di programmi e idee dei candidati si rispecchia nel vacuo can-can dei “bloggher”, con poca roba sensata che circola.
Anzi, questo connubio ora cosi’ evidente rischia di ampliare sempre piu’ il divario cittadini-politica, contrariamente alle promesse di qualche tempo fa; ed e’ un gran peccato, ovvio; di chi e’ la colpa? diciamo in parte anche nostra, per le “sciocchezze che in queste anni ci siamo fatti cadere addosso” (giusto, ros) spesso senza intervenire per paura di andare contro la corrente della massa -hype-digitale come fosse il vangelo del futuro, per la societa’, la politica, il privato… Non e’ cosi’, ma e’ anche vero che siamo in tempo per rifarci, e darci da fare per (far) aprire gli occhi. e che esistono buone isole di dialogo e lavoro sul concreto
L’anno scorso, anzi fine 2006 per verita’, partecipai, una delle mie rarissime intrusioni, al dibattito tenutosi alla Libreria Hoepli di Milano, citta’ dove risiedo, sulla presentazione del libro ” Dopo la democrazia ?” e che vedeva partecipare : Alberto Abruzzese, Aldo Bonomi, Stefano Rolando, Gianni Vattimo insieme con Antonio Tursi, curatore (con Derrick de Kerckhove) del libro di cui sopra edito da Apogeo.
Ricordo perfettamente che tutto inizio’ con un po’ di ritardo, ma lentamente, piano piano, grazie agli interventi molto acuti dei vari interlocutori la discussione assunse un buon livello di qualita’ e coinvolgmento del pubblico, sfortunamente io dico un po’ sparuto, tale che mi pare di poter dire che molti degli argomenti trattati in questo articolo da Bernardo Parrella possono ad esso riferirsi.
Alla fine, se non erro, si delinearono tre posizioni, tutte molto legittime e rispettabili ancorche’ naturalmente differenti.
Mi pare di poter affermare che una delle conclusioni fu per l’appunto l’uso che si faceva della rete.
Come era nata l’idea all’inzio, come si stava sviluppando e come si sarebbe sviluppata.
Io non ho di certo la competenza, non avendone mai maturato l’esperienza ne’ in Italia ne’ negli Sates, di molti divulgatori qui presenti, ma penso che alla fine, come molte della vita il tutto, o quasi tutto, stia nell’umano buon senso e soprattutto nel senso della misura. ( mai perdere cio’ )
Sapremo, soprattutto con il Vostro aiuto e direttive di persone qualificate, incanalare questo strumento, cioe’ la rete – il blog, per quanto possibile naturalmente in quanto la rete nasce libera per genetica, verso azioni e proposizioni positive ?
A Voi esperti della materia l’ardua sentenza.
Antonio – Milano
Antonio, stiamo soro ripercorrendo nel cyberspace la storia evolutiva percorsa nella real live, solo con molta più velocità. Bisogna solo sedersi ed aspettare che passi. Non è opportuno saltare una fase della storia evolutiva della società, altrimenti non ci sarà memoria del passaggio e quindi si potrà sempre verificare un pericoloso ritorno …