Democrazia Live: servizio pubblico al servizio della democrazia
Le democrazie stanno vivendo un forte momento di crisi. E’ una crisi che riguarda in particolar modo una forma ben precisa di democrazia: quella rappresentativa, sviluppata contestualmente alla nascita degli Stati-nazione. Crescente è il distacco maturato dall’opinione pubblica nei confronti delle istituzioni rappresentative e più in generale verso la politica. In questo contesto le nuove tecnologie emergono come una possibile soluzione per accorciare questa lontananza. Crescono di gran numero le riflessioni sulle possibili future forme che potrà assumere la democrazia. Molti studiosi iniziano a elaborare visioni di scenari postdemocratici ed è così che ogni autore azzarda ipotesi futuristiche, coniando nuovi termini, che però non hanno in sostanza molta differenza l’uno dall’altro. Che si chiami Repubblica Elettronica (K. Grossman 1995), (T. Maldonado 1999), Postdemocrazia (P. Crouch 2003), Transpolitica (V. Susca, D. De Kerckhove 2008), Tecnopolitca (S. Rodotà 2004), Media-polis (E. Fleischner 2006) – potremmo continuare con un interminabile elenco – non è ancora ben chiaro cosa ci aspetta. La democrazia si evolverà? O scomparirà del tutto per dare vita a una nuova e rivoluzionaria forma di governo? Intanto possiamo osservare un proliferare di esperimenti innovativi da parte delle amministrazioni pubbliche nell’ambito della democrazia elettronica e dell’e-government dove l’interattività resa possibile dalle nuove tecnologie permette un intervento più diretto dei cittadini nella sfera politica ed un avvicinamento verso le istituzioni.
Un recente e interessante esperimento è quello proposto in questi giorni non da un istituzione politica bensì dal servizio pubblico di informazione d’oltremanica che ha ideato e realizzato Democracy Live: un sito web che permette a tutti di assistere alla politica istituzionale della Gran Bretagna. Nella visione della Bbc la “democrazia dal vivo” si manifesta sotto forma di video wall che, come una sorta di Grande Fratello della politica, attraverso immagini live o registrate, punta l’obiettivo su Camera dei Comuni, la Camera dei Lord, l’Assemblea gallese e quella dell’Irlanda del Nord, il Parlamento scozzese, eventuali commissioni e il Parlamento europeo.
Più che innalzare il livello di partecipazione Democracy Live rappresenta un strumento per favorire la trasparenza delle istituzioni e far avvicinare i cittadini alla politica. Un’informazione senza filtri, un antidoto alla frammentazione del discorso politico-istituzionale e ai cosiddetti sound bites. Nonostante il punto di forza di questo servizio sia la possibilità di poter usufruire dell’integralità dei documenti audio/video, grazie ad una particolare tecnologia (speech-to-text), non è necessario ascoltare interamente gli interventi, ma solo i momenti in cui viene pronunciata la parola o la frase di nostro interesse. Un ruolo centrale è perciò costituito dal motore di ricerca attraverso il quale è possibile ricercare contenuti e momenti specifici dell’attività parlamentare. Inoltre nel menu principale troviamo anche la sezione “Key topics” per esplorare i diversi contenuti per tematiche pubbliche.
La struttura della home page è in linea con lo stile partecipativo dell’attuale web dove sono presenti i video più visualizzati o le notizie più recenti. Tutti i video possano essere facilmente condivisi tramite email, facebook e altri social network, ma l’utilizzo principale è quello della consultazione dei materiali disponibili sul sito e non della creazione di contenuti. Inoltre è presente una sezione “Blogs and comment” dove sono visionabili i diversi blog di istituzioni e politici.
Ampio spazio viene dedicato alla conoscenza diretta dell’operato dei singoli eletti. In piena congruenza con il sistema elettorale anglosassone uninominale è possibile ricercare i propri rappresentati politici immettendo il codice postale di riferimento o semplicemente il nome. Una volta trovato, si accede alla sua pagina personale dove sono riportate alcune informazioni biografiche, attuale carica istituzionale, voti ottenuti alle ultime elezioni, statistiche elettorali che lo riguardano e i suoi contatti (da notare come non si interessino alle preferenze sessuali :). Probabilmente sarebbe stato utile una scheda ancora più dettagliata con le attività svolte, le sedute parlamentari a cui ha o non ha partecipato, ma non si escludono miglioramenti in questa direzione per formare una sorta di anagrafe pubblica degli eletti. Attraverso la pagina dei singoli politici è possibile anche rivedere i video in cui sono presenti e attivare la funzione “Follow this representative” che ci permette di avere un accesso più immediato ai video del rappresentante selezionato.
Di grande rilievo anche la sezione “Historic Moments”, un archivio storico dove sono presenti celebri filmati degli ultimi 20 anni.
Infine va segnalato un’interessante vademecum “Institution guide” che aiuta a comprendere meglio alcune funzioni istituzionali, nonché a decifrarne meglio, attraverso un apposito dizionario, il suo cosiddetto linguaggio “politichese”.
In quella che viene definita da molti come l’era dell’informazione e della comunicazione il sevizio pubblico ai tempi di internet si sta ridefinendo. Forse lo ha capito per prima la Bbc. In molti potrebbero pensare che come sempre le innovazioni più importanti arrivano dall’estero ed in particolare dalla Gran Bretagna o dagli Stati Uniti, ma in questo caso possiamo trovare un esempio del tutto italiano e per certi versi simili al modello di informazione fin ora descritto: Radio Radicale. Democracy Live ha infatti molti tratti in comune a RadioRadicale.it, sito dell’omonima radio che dal 1976 ha svolto, e svolge tuttora, un servizio pubblico senza precedenti in Italia. Documenta e archivia in maniera integrale tutti gli eventi di attualità, istituzionali e politici per permettere agli ascoltatori e ai cittadini di “Conoscere per Deliberare”.
Mentre in Gran Bretagna nasce Democracy live, esempio di grande maturità del servizio pubblico anglosassone, qui da noi si è incerti sul futuro di un fondamentale servizio pubblico di informazione.
Molto interessante Marco il tuo articolo. Però io lo leggo in maniera diversa, nel senso che si colgono un po’ ovunque segni di delegittimazione delle istituzioni rappresentative schiacciate da un rinnovato rafforzamento degli esecutivi e da un circuito politico-mediale distorto in senso plebiscitario e populista. Le iniziative che tu citi e che stanno sorgendo un pò ovunque in Europa testimoniano non tanto il bisogno di trasparenza a supporto dell’attività parlamentare, piuttosto il tentativo di dimostrare l’inutilità delle stesse istituzioni, evidenziando le distorsioni del processo decisionale e legislativo come se fossero unicamente sotto la responsabilità di partiti e classe politica. Proprio oggi mi sono ritrovata a leggere un intervento di Stefano Rodotà alla Camera del deputati rilasciato nel 1988! Un intervento che ti lascia senza respiro per la sua capacità di previsione di quello che ci ritroviamo a vivere oggi e che – in una certa misura – è la chiave di lettura di decisioni che si ritrovano sul tavolo dopo 20 anni. Magari domani ne posto un po’..
Riporto un tratto dell’intervento di Stefano Rodotà alla Camera nella seduta del 18 MAGGIO 1988. L’ultimo paragrafo è una risposta anticipata di venti anni ai desiderata di Berlusconi.
«Se davvero si vuole perseguire una efficienza che non mortifichi senso e funzione del Parlamento, cosa assolutamente necessaria, bisogna anzitutto recuperare una capacità di lavoro oggi perduta, un ordine
dell’attività parlamentare che oggi non esiste, e dare ai membri del Parlamento un insieme di servizi che li mettano davvero in condizione di lavorare seriamente e in piena autonomia.
Ripropongo allora la priorità delle riforme relative al lavoro per sessioni, ad un esercizio più concentrato ed incisivo dei poteri di controllo, una redistribuzione delle competenze normative tra poteri centrali e locali. Un decentramento legislativo, dunque, non solo una delegificazione.
Qui, e non altrove, è la radice vera delle attuali disfunzioni: da qui, dunque, deve partire una riforma che voglia essere politicamente
efficace. Dietro l’altra linea di intervento sui regolamenti vi sono due proposizioni falsamente seducenti: il diritto del Governo a realizzare il proprio programma e la necessità di separare nettamente il ruolo del Governo da quello dell’opposizione. In sostanza, una volta ottenuta la fiducia, il Governo dovrebbe trovare spianata la via
parlamentare.
Questa logica dell’investitura è analoga a quella che guida le proposte di chi vorrebbe le elezioni trasformate da momento di scelta dei rappresentanti del popolo in semplice scelta del Governo. Una semplificazione ingannevole, mi pare; una esasperazione delle tecniche di delega, forse un disperato affidarsi al solo sistema elettorale.
Investito il Governo nel momento delle elezioni, ridotto lo stesso voto di fiducia ad una ratifica di tale investitura, si avrebbe una sorta di gioco dei rinvii, che assomiglierebbe assai a quello che avviene nel mondo delle società per azioni quando si vuole governare molto con poco e si vuole essere per nulla controllati.
Così il momento rappresentativo perderebbe senso, conflitti e controlli si sposterebbero tutti nella società, affidati ad una inesausta mediazione di apparati governativi o corporativi, e vi sarebbe spazio solo per una democrazia dei sondaggi o per forzature plebiscitarie. Non sarebbe la prima volta, per altro, che si proporrebbe di ridurre la complessità sociale con una riduzione della democrazia».
Concordo con Rosanna: la delegittimazione sistematica degli organi di rappresentanza democratica (parlamento) non è conseguenza di un processo mediatico evolutivo bensì di un preciso disegno politico che tende alla costituzione di sistemi di potere più snelli e rapidi ad uso e consumo delle nascenti oligarchie occidentali.
Il processo è iniziato all’ epoca di Craxi durante la prima repubblica, con l’ avviamento del processo di creazione di un presidenzialismo all’ italiana e si è perfezionato divenendo sistematico all’ interno delle legislature dei governi berlusconi.
Con le leggi delega, le delegificazioni, etc… come tutti quanti sappiamo essendo storia dei ns giorni.
Alle spalle di questi processi e personaggi, sicuramente hanno contribuito con il loro notevole impegno i “pezzi” sciolti del mosaico della prima repubblica: ex dc, ex socialisti, che nel tentativo estremo di conservare il proprio potere politico e definirne una forma di continuità, hanno consentito lo smantellamento progressivo delle funzioni dei sistemi di rappresentanza parlamentare.
al moderatore:
ma quando è che farò carriera ed i miei commenti potranno essere pubblicati senza moderazione?
Tutti i commenti compresi i miei sono moderati. Credo che sia una questione di procedura WP
Io penso che la trasparenza non debba delegittimare le istituzioni o dimostrare l’inutilità di partiti o politici, al contrario dovrebbe servire a valorizzarli e offrire una possibilità di controllo da parte dei cittadini. E’ naturale che la questione si possa leggere in più modi: da un lato la trasparenza per conoscere e attaccare, disprezzare, delegittimare la politica, dall’altro conoscere per cercare di capire la politica, capire che oltre ai soldi della (casta) politica ci sono i soldi per (fare) la politica, conoscere meglio chi ci rappresenta e chi no, chi svolge la propria funzione in modo da tutelare gli interessi collettivi e chi invece lo fa per interessi privati. E’ la strumentalizzazione in senso negativo che può deviare gli obiettivi di avvicinare le persone alla politica con la P maiuscola.
Sono pienamente d’accordo sul fatto che la situazione attuale sia a dir poco spaventosa: ci troviamo davanti ad una sudditanza del Parlamento italiano al cospetto di un Governo che a colpi di decreti legge sta depauperando la funzione degli altri organi costituzionali e contribuisce attraverso una mancanza di informazione a costituire una sorta di neo-regime.
Assolutamente da sottoscrivere le parole, tra l’altro come diceva Rosanna attualissime, di Rodotà “recuperare una capacità di lavoro oggi perduta, un ordine dell’attività parlamentare che oggi non esiste, e dare ai membri del Parlamento un insieme di servizi che li mettano davvero in condizione di lavorare seriamente e in piena autonomia”, ma bisogna allo stesso tempo fornire ai cittadini gli strumenti per conoscere veramente la politica evitando così di riceverne una visione distorta, filtrata e populista.