Il sangue di una cittadina
Apprendere che in Italia, in Campania, si possa morire per difendere il proprio salario, per far valere i propri diritti di lavoratrice, suscita estremo dolore, sconforto, rabbia.
Un avvenimento come la morte di Mariarca Terracciano mette per l’ennesima volta sul tavolo della discussione la crescente degenerazione del valore della vita, del lavoro, che le istituzioni locali e nazionali danno ai propri cittadini.
In un momento in cui si litiga sull’assegnazione dell’Assessorato alla Sanità la morte di un’infermiera che non riceveva più il suo salario, e costretta a protestare prelevando il sangue ogni giorno, non è più solo l’aspetto simbolico di una protesta ma è la macabra e dolorosa diapositiva dell’attuale situazione delle istituzioni campane. Un’istantanea che non dovrebbe far provare né pena e né indignazione ma dovrebbe palesare la sconfitta di un intero assetto societario, istituzionale e civile.
Mariarca Terracciano oltre che una lavoratrice era una madre di due bambini piccoli e come tale ha difeso fino alle estreme conseguenza il futuro dei suoi figli, un futuro che le spettava di diritto. Quando muore una madre per difendere i suoi bambini dall’insicurezza, dalla precarietà sociale ed economica, con essa muore tutta una società, muore tutto ciò che sostiene l’equilibrio del vivere associato.
La morte della Terracciano non è dunque solo il tragico epilogo di una storia di cattiva amministrazione, la morte di Mariarca Terracciano non è la drammatica conclusione di una protesta che è sfuggita di mano.
No.
La morte di Mariarca Terraciano è il culmine del dissesto umano, civile e sociale che sta attraversando il nostro paese, le nostre istituzioni, la nostra regione.
E’ terribile. Doppiamente. Perché non si deve consentire di arrivare a tanto per ricevere ascolto e perché le conseguenze della sua protesta non erano state messe evidentemente nel conto. Un conto che non pagherà la politica, non pagherà l’amministrazione sanitaria, non pagheranno le rappresentanze sindacali.
Un conto che pagheranno solo i suoi figli nella maniera più crudele possibile: la solitudine. Se Napoli ha ancora un’anima da qualche parte ed una dignità allora questo è il momento di dimostrarlo.
Purtroppo credo che passato lo shock generato da una notizia così drammatica, tutto, purtroppo, ritornerà come prima. Forse questa la dimensione più attuale del dissesto umano e civile di cui parla Tommaso.