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Informazione Libera. Dilettantismo o populismo digitale?

INFORMAZIONE LIBERAQualche giorno fa un gruppo su Facebook, seguito e letto da quasi 400.000 iscritti, ha pubblicato un post ripreso da Queerblog dal titolo “Dottoressa sottopone donne incinte a cure sperimentali per non avere figlie lesbiche”.
Ecco l’incipit del post:

So che sembra fantascienza ma, mai come in questo caso, la realtà ha superato la fantasia. Una endocrinologa, in Florida, sta sottoponendo donne incinte ad una cura sperimentale a base di desametasone, per evitare che possano partorire figlie lesbiche.

Il post ha ricevuto in poche ore quasi 500 commenti e – ovviamente – gli indignati non erano in pochi: “Siamo allo sbando completo, ormai essere anormale e’ diventato la norma. Impiccate sta povera pazza”;

E ancora: “si dovrebbe solo vergognare sta gente! non dovrebbe neanche avere la nomina di dottoressa ma fascista”

Qualcuno si è cimentato anche in spiegazioni e approfondimento: il bambino non nasce nè omosessuale nè eterosessuale… nasce uomo, e come ogni essere animale ad un certo punto si accorge di cosa e chi desidera … e se vive in un mondo civile ne prende atto e si gode la sua natura.

Io non sono un medico ma spero che le figlie di queste cretine abbiano la libertà di essere chi desiderano, alla faccia delle mamme bigotte…

Il fake era più che evidente ma ormai la frittata era fatta. La “notizia” si è subito diffusa, i social network hanno fatto il loro dovere e in poco tempo il link ha iniziato a circolare alla velocità consueta che il feticcio della condivisione concede: CSV (condividere senza verificare).
I gestori del gruppo “Informazione Libera”, ovviamente imbarazzati, hanno comunque pubblicato una “inutile” smentita/rettifica orientata a spiegare e a commentare l’accaduto:

Questo articolo è stato redatto da soggetti non competenti nel campo scientifico/medico, è stato usato un linguaggio fuorviante e privo di sostanza. Risulta palese, ad una lettura attenta, come sia infatti viziato da una profonda distorsione di fondo conseguente alla strumentalizzazione dell’argomento “omosessualità”.

Purtroppo la dottoressa in questione, Dr Maria New, presidente della Children’s Hormone Foundation e Professoressa di Endocrinologia pedriatica e di Genetica alla Mount Sinai School of Medicine di New York, è stata inevitabilmente e ampiamente insultata, offesa, ingiuriata e messa alla forca senza se e senza ma.
Di fake come questi ve ne sono davvero parecchi in rete, ma la condivisione delle informazioni – che certamente non è una novità della rete – è stata rafforzata attraverso l’uso smodato e asettico dei social network.
A questo punto vale la pena ricordare il prof. Metitieri che, non molto tempo fa e sulla scia delle idee di Geert Lovink, aveva ampiamente allertato gli osservatori della rete sulla pericolosità di vicende di questo tipo. La rete, Internet, è il bacino di informazione più ampio – se non addirittura infinito – che la storia dell’umanità abbia mai conosciuto. Il compito dei professionisti dell’informazione del futuro dovrà essere quello di riuscire – in questo medioevo informazionale che per ora è la rete – a trovare le pepite d’oro nel fango, o come mi si diceva durante il lavoro di laurea per capire chi meritava attenzione scientifica da chi costruiva inutili astrazioni, distinguere  le zattere dai barconi per meglio navigare in quello che è il mare magnum della ricerca.
Sarebbe opportuno che questo periodo di evangelizzazione tecnologica rallentasse e si cominciasse finalmente – e aggiungo seriamente – a scrivere le regole del gioco per poter fare informazione in rete.
L’informazione è una cosa seria e va fatta con testa, sacrificio e professionismo, soprattutto in un contesto come il nostro dove essa perde ogni giorno credibilità con tentativi di messa al bando o di limiti alla sua diffusione.
Nulla da recriminare al gruppo in questione ma volevo ricordare che “la rete non è né buona e né cattiva, ma non è nemmeno neutrale” (Kranzberg) quindi rimbocchiamoci le maniche e la prossima volta controllare non meno di tre volte una fonte.

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6 commenti

  1. Marco ha detto:

    E’ stata pubblicata la rettifica proprio alcune ore fa.

    http://www.facebook.com/note.php?note_id=408411844153

  2. Tommaso Ederoclite ha detto:

    Nel post è stata segnalata la rettifica. Volevo solo aggiungere che il DDL intercettazione circa l’informazione in rete ne parla solo all’art. 28 introducendo l’obbligo di rettifica entro 48 su notizie false e tendenziose.
    Ripetto come nel post, si deve cominciare una riflessione seria sulla circolazione dell’informazione online.

  3. Melania ha detto:

    IL è un progetto culturale di diffusione dell’informazione nato spontaneamente dalla coscienza di cittadini, non retribuiti che fanno quest’attività per “vocazione” e non per “provocazione” e che dunque si avvale soprattutto del confronto costruttivo per un’informazione più completa. Per cui un errore da parte degli amministratori non è un “peccato”, ma un modo per crescere, confrontarsi e selezionare l’attendibilità delle fonti. IL non si pone in maniera passiva e non ammette la passività del lettore: tutt’altro!!!! E’ l’esatta evoluzione del blog che si avvale però del potere dei social network per la diffusione delle notizie, di fatti noti e di quelli meno noti. Il blog solitamente è una finestra sul mondo che però analizza il mondo dalla propria singola prospettiva: per questo il blog presuppone un’ottica opinionistica. Il socialnetwork invece propone l’opinionismo per la fruizione collettiva e costruttiva. E’ uno strumento volto a stimolare le coscienze, a discutere fatti noti e quelli meno noti – come la maggior parte delle pagine web nate sui socialnetwork negli ultimi anni! – Per questo motivo non mi sembra giusto attaccare queste pagine per un solo singolo errore. Ci sono altre pagine che pur avendo centinaia di migliaia di iscritti, pur di riempire la pagina come “giocattolino” la riempiono di schifezze e a quel punto il lettore diventa passivo perchè costretto a fare una scrematura di tutto ciò che legge. Io le consiglio, invece di attaccare indiscriminatamente sulla base di un qualcosa che non ha un granchè di valore, le consiglio di proporre i suoi articoli all’amministrazione e, sono sicura, che qualora questi venissero reputati “interessanti” e fonte di discussione, verranno certamente pubblicati. Ne trarrebbe sicuramente maggior vantaggio rispetto a quel che ne può trarre da condanne indiscriminate.

    Cordialmente

    Melania

  4. Tommaso Ederoclite ha detto:

    Nessuno attacco cara Melania. Solo un espediente per poterne discutere.
    Saluti ed in bocca al lupo per il vostro operato

  5. Antonio Rossano ha detto:

    caro Tommaso, di queste cose ne abbiamo già parlato. Ricordi alla Ubik?

    Come evidente di informazioni errate, volutamente o casualmente, casca la rete; ultimamente ne è stato vittima anche un “professionista” come Travaglio (http://ilnichilista.wordpress.com/2010/06/07/dopo-di-pietro-travaglio-la-bufala-dellemendamento-dalia-continua-a-fare-danni-in-rete/).

    Il problema è che, senza scomodare Fabio Metitieri, la ricerca della verità ed il controllo delle fonti dovrebbero essere un obiettivo costante di chiunque. Aspettiamo i “professionisti” che ci danno le informazioni giuste? E allora a che serve internet e 20 anni di apertura e crescita della rete?
    Mi auguro un giorno si insegni nelle scuole, come dovrebbe essere nella vita per chiunque, a distinguere il “bene” dal “male”, a confrontare le informazioni e “scegliere” quelle che si ritiene giuste.
    E’ già, perchè se anche domattina vai in edicola, troverai giornali di destra, di centro e di sinistra, che della stessa frittata ti daranno versioni completamente diverse. Scritte da “professionisti” (giornalisti iscritti all’ ordine, LAUREATI, con tutti i crismi istituzionali per fregiarsi della etichetta di “professionista”) che però, per motivi vari , editoriali o politici, o di convenienza personale, girano la frittata come a loro più garba.
    Imparare a guardarsi dalle notizie false, distorte o sbagliate, dovrebbe essere un diritto/dovere costituzionale, in un mondo in cui le informazioni sono divenute la valuta di scambio di tutti i rapporti sociali ed economici.

    Non ci sono regole nuove da scrivere: la costituzione, la legge sulla stampa ed i codici deontologici professionali, in Italia, prevedono già per chi fa informazione professionale (Minzolini, etc…) le giuste regole.
    Non abbiamo bisogno di regole nuove o di nuove costituzioni.
    Nè di professionisti che ci calino dall’ alto la verità.

    Abbiamo bisogno, in epoca di internet, wikipedia, google, facebook, che la gente, che sia professionista o semplice lettore/produttore di informazioni, impari ad usare questo nuovo strumento.

    Pertanto per quanto mi riguarda, del post sopra prenderei giusto l’ ultima riga (anche in questo caso però non era necessaria la citazione “colta”, mi sembra il classico principio del buon padre di famiglia):
    “… rimbocchiamoci le maniche e la prossima volta controllare non meno di tre volte una fonte.”
    un abbraccio, senza polemica.

  6. Tommaso Ederoclite ha detto:

    Caro Antonio,
    la validazione e la valutazione delle fonti sono i due pesi attraverso i quali calibrare l’informazione.
    Un post di quel calibro sarebbe stato bene controllarlo prima di pubblicarlo. Mi sarei ad esempio, come si fa nel giornalismo tradizionale, fatto rassicurare sulla validazione del post contattando prima l’autore, sapere se è un medico, se è del mestiere….e non copiarlo e incollarlo solo perchè urlava una cosa apparentemente insignificante come:
    “Dottoressa sottopone donne incinte a cure sperimentali per non avere figlie lesbiche”

    Per ritornare a noi, le regole del gioco alle quali faccio riferimento sono dividere il bene dal male…l’ho appuntata più volte come affermazione nel post e non mi sembra diversa dal tuo parere.
    La rete si auto-regolamenta certo, attraverso commenti, altri post il tutto si perfeziona ma la validazione scientifica e la successiva valutazione di un pezzo come questo non la possono fare tutti gli utenti….e ti ricordo che questa è uno dei principi fondamentali di democrazia.
    Ed è anche un principio di economica…un eccesso di domanda di informazione ne abbasserà il costo e inevitabilmente anche la qualità della stessa.

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