Comunisti in cachemire
In una recente telefonata al neo-programma di Alfonso Signorini, Kalispera, il presidente del consiglio ha affermato con insistenza che tra i comunisti (il riferimento era esplicito al presidente Copasir Massimo D’Alema) vi è stata una trasformazione culturale, ma a quanto pare anche antropologica, che non ha però cambiato il loro modus operandi del fare politica. Per cambiamento antropologico, genericamente, si intende una trasformazione del sistema di credenze che sorregge una determinata cultura. Nel nostro caso per Silvio Berlusconi il sistema di credenze alla base della cultura politica del presidente D’Alema è quella del maglione a collo alto, i jeans consunti, la giacca di velluto e magari un po’ di forfora sulle spalle.
Appare curioso notare che la genetica del linguaggio politico del presidente del consiglio ricalchi forme e contenuti che in un certo modo guardano, paradossalmente, al marxismo e alle categorie borghese vs proletariato, con una sostanziale modificazione. Infatti le due categorie hanno una accezione nel senso comune che accosta la borghesia ai ricchi e il proletariato ai poveri. Da qui le perplessità di signorini su D’Alema a Sankt Moritz ricoperto di cachemire. Cosa ci fa uno che ha militato nel PCI ricoprendo cariche dirigenziali di rilievo passeggiare in una zona sciistica “IN” e soprattutto senza le “pezze al sedere”?
Ebbene, devo confessarvi che ho cominciato a guardare male la mia Nikon poggiata sul comodino, il macbook e l’imac sulla scrivania, quei maledetti flout che ho usato a capodanno per bere Berlucchi e, su tutti, quella tv che campeggia ormai come un totem nella mia cucina e nella mia camera da letto.
Potevano tranquillamente riproporre il termine radical chic. Ma siccome il berlusconismo ha per sua natura quella di rispiegare il linguaggio politico per renderlo più digeribile, ecco che è stato coniato un nuovo termine che comunque non tutti hanno ancora digerito.