Menu Principale

 Home-Page
 Osservatorio
 Epistemologia della Rete
 Culture Digitali
 Segnalazioni
 Risorse

Accedi

Visitatori collegati

Registrati: Non registrati:

Cerca nel blog


Archivio

Blog-rolling

Syndicate

W3C Validator

Valid XHTML 1.0!

Valid CSS!

Discutere di guerra

Full_Metal_Jacket_002E’ curioso notare quale tipo di discussione e dibattito riesce ad innescare il tema “guerra”. I punti politici tirati in ballo, le argomentazioni usate per supportare l’intervento, la scioltezza linguistica con la quale si discute di civili morti, di approvvigionamenti o di bombardamenti. E’ interessante osservare questa dinamica di confronto perché presenta tratti inediti, come ad esempio la volontà – cinica – di perseguire un obiettivo collettivo (scalzare Gheddafi) considerando tutto il resto, comprese le vite umane, come un argomento che fa da sfondo, secondario rispetto all’esigenza di donare la libertà ai popoli libici. Qualcuno mi dirà, cosa c’è di nuovo? Di fatto nulla, la rappresentazione del “dittatore che va cacciato” non è nuova e non presenta particolari caratteristiche linguistiche.
C’è però una novità. Nel discorso politico sul tema guerra il linguaggio che è andato strutturandosi segue e persegue logiche binarie (o sei per la guerra o contro la guerra) che esulano dall’appartenenza politica o partitica e che mostrano un pragmatismo che definirei post-ideologico, se non addirittura personalistico.
Si può dunque facilmente incontrare e discutere con un “Rifondarolo” guerrafondaio, un pacifista interventista, un destrorso antimilitarista, un intellettuale bellicista. Il tutto a favore di un restringimento del vero dibattito con non pochi limiti all’effettiva comprensione del fenomeno.
Restringere il confronto ad una semplice contrapposizione verbale amico/nemico (tanto cara a Karl Schmitt) è di fatto un linguaggio mediatico che ha, come sommo limite, quello di non riuscire a rappresentare un ventaglio di posizioni più complesso oltre il bianco/nero, destra/sinistra, pace/guerra. Si potrebbe avanzare l’ipotesi di una sorta di linguaggio maggioritario, ma si rischierebbe di arricchire di elementi culturali il fenomeno che, di fatto, ha caratteristiche regressive più che evolutive.
Ah, dimenticavo. Nelle ultime settimane, pur di sfuggire dal binario linguistico creatosi, si è paventata una Terza Via, che francamente, con tutto lo sforzo e con grande empatia da parte mia, non ho ancora del tutto compreso.

Share!
  • Facebook
  • LinkedIn

1 commento

  1. Sancho ha detto:

    Il linguaggio in tutte le sue manifestazioni oramai ricalca lo stile berlusconiano o per meglio dire del venditore, dovè tutto o è bianco o è nero.
    PS: Ho la vaga impressione che la guerra in Libia non interessa quasi nessuno o per meglio dire oramai ricalcando un copione già conosciuto, non fa più notizia; diciamo che la persona normale la sta trattando come un reality, dove il format anno dopo anno perde smalto e per far riacquistare ascolti manda la Ventura sull’isola.

Invia un commento


Regole di invio

Ultimi Commenti

arrow Rosanna De Rosa (Con Emma, innoviamo la didattica e facciamo crescere l’Italia in Europa): Sarebbe bello se qualche insegnante di cucina, magari di qualche buon istituto alberghiero, si cimentasse ...
arrow Rosanna De Rosa (Con Emma, innoviamo la didattica e facciamo crescere l’Italia in Europa): Il progetto prevede il lancio di ulteriori MOOC a febbraio. Alcuni davvero professionalizzanti e molto ...
arrow paolo (Con Emma, innoviamo la didattica e facciamo crescere l’Italia in Europa): Ce ne saranno anche altri in futuro, o sono solo questi? ...

Da non perdere

arrow Berlusconi: operazione verità. Si salvi chi può
arrow Caterina va a votare
arrow Di quando la politica diviene un incubo
arrow Game Over
arrow I frames di queste elezioni
arrow Il calciomercato di plastica
arrow La politica delle bocce ferme
arrow La regionalizzazione della ragione
arrow Le “parole in libertà” del Signor B.
arrow PoliticaOnline uno dei “Best of the Web for Social Science”
arrow Prodi, i media e la società italiana
arrow Quel pasticciaccio brutto del sistema elettorale campano
arrow Rivoluzioni silenziose
arrow The Anticipatory Campaign: una parabola
arrow Tutto ciò che non è formalmente illegale è legale…
arrow Un dibattito senza
arrow United 93: il primo film sull’11 settembre
arrow USA: turbolenta vigilia per il quinto anniversario dell’11/9
arrow “Non pensiamo all’elefante”

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Politicaonline.it.

E-mail

Perché questo sito?

La cultura politica odierna è affetta da un virus malevolo: mancanza di dibattito e partecipazione. Il processo democratico si è (meglio: è stato) sostanzialmente ridotto a dare deleghe in bianco, a tapparsi il naso nell'urna elettorale, o ancor peggio a far finta di nulla.
In maniera indipendente da strutture o entità di qualsiasi tipo, questo spazio vuole sfruttare l'interazione del blog per avviare un esperimento di comunicazione a più voci. Una sorta di finestra aperta sulle potenzialità odierne insite nella riappropriazione del discorso culturale politico, dentro e fuori internet - onde impedire l'ulteriore propagazione di un virus che ci ha già strappato buona parte del processo democratico.

indent Editorial Board

indent Collaboratori

Per collaborare

Proposte (serie) di collaborazione vanno inoltrate alla redazione.

Copyright e licenze

I testi di questo sito sono responsabilità e copyright dei rispettivi autori e sono coperti dalla licenza Creative Commons Attribution - NoDerivs - NonCommercial

Creative Commons Logo