Via le BR dalle Procure
Sono sempre stato un assiduo lettore della storia delle organizzazioni terroristiche italiane. XXII Ottobre, BR, Nap sono solo alcune delle sigle che hanno attirato la mia attenzione culturale. Fino a qualche anno fa questo mio interesse aveva addirittura pretese scientifiche – per dirla con Weber – di comprensione e spiegazione. Poi gli incontri, le collaborazioni, le domande di ricerca sono diventate altre…ma il pallino intellettuale sulle sigle terroristiche di stampo politico nostrane non mi ha mai abbandonato.
Il cruccio che mi spinge a leggere voracemente tale letteratura parte da una convinzione: credo che la storia politica e civile del nostro paese non vuole ancora abbandonare quel periodo. C’è qualcosa di non detto che sostiene – latentemente – la violenza politica e culturale che in quel ventennio (e più) ha pervaso le strade, le sezioni di partito, i sindacati, le comuni. Un problema di sapienza e di ignoranza storica che, ahimè, fa ancora molti danni.
In questi giorni nelle strade di Milano si potevano leggere manifesti con scritto “Via le BR dalle Procure”. Una provocazione? Una goliardata di cattivo gusto? No, pura, sana e crassa ignoranza. Bastava fare una ricerca su google o un giro nella libreria di zona, trovare il primo testo in esposizione che rimandava a quel periodo, aprirlo nelle prime pagine e magari si incontrava qualche nome: Mario Sossi, magistrato (foto a sinistra), uno dei primi rapimenti dalle BR. Oppure ci si imbatteva nell’omicidio di Francesco Coco, Procuratore della Repubblica di Genova, prima vittima intenzionale delle Brigate Rosse (foto a destra).
Si evitava di scomodare il Presidente della Repubblica e di spostare nuovamente il dibattito politico su amenità propagandistiche di dubbio gusto.