Alla faccia della discontinuità
In questa campagna elettorale senza politica il dibattito tra i candidati verte, in una maniera che definirei maniacale, sul tema della discontinuità. I quattro principali contendenti se le menano di santa ragione accusandosi reciprocamente di connivenza con le amministrazioni precedenti.
Con le fila infarcite di ex politici e grandi elettori del centrosinistra, oltre che di condannati con sentenze passate in giudicato per pene maggiori di due anni, Lettieri sbandiera la sua formula: “il centrosinistra ha fallito, ora si metta alla prova una nuova classe dirigente”. Un ragionamento che in astratto non farebbe una piega, se non ci fosse la proteiforme e trasformistica politica napoletana a complicare maledettamente le cose. Morcone dal canto suo chiede la fiducia degli elettori sulla base della sua comprovata esperienza istituzionale estranea ai partiti politici e alle vicende della città. Ma è davvero difficile far dimenticare che una sua vittoria ricollocherebbe al centro della coalizione di governo il partito maggiormente responsabile dello sfacelo di questi anni e che ha dato un penoso spettacolo di sé nelle recenti primarie.
De Magistris invece affronta baldanzoso il tema dal quale pensa di ricavare il massimo vantaggio. Se potesse si giocherebbe il jolly in questa prova. Peccato che il partito di cui è uno dei principali leader nazionali venga da dieci anni di sostegno incondizionato all’amministrazione Iervolino. E che non più tardi di un anno e mezzo fa, con un’azione degna del più verticistico partito-azienda, abbia preteso da un consigliere comunale del proprio partito il ritiro di una mozione di sfiducia verso la stessa giunta Iervolino, che oggi, più di tutti gli altri, pretende di mettere al rogo.
Infine il moderato Pasquino, che, non volendo essere da meno sul terreno della retorica della discontinuità, si è recentemente lanciato in un proditorio attacco alla malagestione della sanità campana, nella persona dell’ex assessore regionale Montemarano, il cui figliolo, recordman di preferenze alle scorse comunali, dopo una intensa esperienza tra le fila del Pd, è passato alla corte di Lettieri. Ci sarebbe da restare ammirati per il colpo di reni, se non fosse che quella gestione fu voluta in primis da De Mita, massimo riferimento politico dello stesso Pasquino.
Ecco che la discontinuità, in queste rocambolesche accuse e levantine prese di distanza, perde il suo significato politico, diventa una mera categoria del gossip. È troppo chiedere ai candidati una pacata analisi dei limiti delle amministrazioni precedenti, in termini di scelte politiche e di metodo di governo? Qualcuno dei candidati è capace di spiegare come intende mediare, nel concreto, tra i tanti interessi legittimi che la città, nonostante tutto, ancora esprime? Senza spacciare l’illusione propagandistica di dare un colpo di spugna al “vecchio”, ma indicando modi e temi su cui realisticamente far crescere un nuovo corso amministrativo.
Se così fosse potremmo per una volta votare in positivo, per adesione alla credibilità di un progetto, e non sulla base di una emotiva presa di distanza dal degrado di una città e della sua classe dirigente. Cosa che forse lava la coscienza, ma non risolve i problemi dei napoletani.
Corriere del Mezzogiorno, 12.05.2011
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