To Mooc or not to Moocs? una crescita esponenziale
Un’indagine di Visiongain stima il mercato globale dei MOOC in crescita da 0.9 milardi di dollari del 2014 a 14.2 miliardi nel 2020. Con un tasso annuo di crescita (sempre stimato) dell’81,3% per i prossimi cinque anni. Di questo business sono ancora in pochi ad essersene accorti, soprattutto in Italia dove la questione MOOC è considerata correlata unicamente alla dimensione istituzionale dell’università, al suo tradizionale modello di business basato su “clienti” noti e spesso fidelizzati: gli studenti. Nella migliore delle ipotesi, si sta valutando di sperimentare il blended learning, una forma di offerta di apprendimento misto online/offline, nell’ambito però dell’assetto tradizionale.
Se i MOOC rappresentano l’ultima frontiera dell’apprendimento in rete, il mercato della formazione tende invece a differenziarsi, ad essere meno correlato alla educazione universitaria e più appetibile per la formazione di tipo “corporate”, vale a dire aziendale. Se infatti Google ha fatto formare 80,000 suoi impiegati grazie ad un corso online sull’HTML5 offerto dalla piattaforma Udacity ci sarà un motivo. Così i 1.750.000 dollari guadagnati da Edx – iniziativa di MIT e Harvard – con il corso sui Big Data seguito da 3500 persone provenienti da oltre 2000 organizzazioni diverse segnano sicuramente un punto di non ritorno nella creazione di nuova offerta di formazione professionale. Come si è chiaramente capito con il corso francese dell’Open Wine University offerto dall’Università di Borgogna con grande successo di iscrizioni su piattaforma Emma ed espressamente indicato agli operatori del settore ed appassionati.
Certo, occorre considerare che le Università non nascono come organizzazioni for profit, anzi sono dichiaratamente vocate alla missione educativa e di ricerca senza alcun orientamento al guadagno. Va bene, anzi va benissimo. Ma se queste riuscissero ad individuare nei MOOC la possibilità di creare sviluppo locale partendo da quella formazione degli adulti e dall’apprendimento permanente (life long learning) su cui sono state sempre molto restie a farsi coinvolgere, per realizzare quegli skills, formare quelle competenze specialistiche, educare al digitale, ma anche solo aggiornare le esperienze professionali non servirebbe forse a dare quella spintarella al mercato del lavoro di cui si sente tanto il bisogno?
In Italia, in ambito universitario, molto coraggio e voglia di sperimentare è stata dimostrata dalle due navi ammiraglie dell’innovazione didattica: Federica ed Emma. Mentre con un target più diversificato sebbene prevalentemente orientato agli studenti delle scuole c’è OilProject. All’orizzonte, invece, si inizia ad intravedere la nascita di qualche altra iniziativa, per ora caratterizzate però tutte da un certo solipsismo…un nonsoché che impedisce alle organizzazioni di fare gruppo, di costituire una vera e propria forza dirompente.
Comunque sia, appare evidente che si stanno aprendo opportunità senza precedenti per le università di scoprire nuovi target e di aprire la propria offerta di qualità alla formazione professionale, ma si stanno creando anche anche nuovi spazi di mercato e nuovi sub-mercati (affatto di nicchia!) tutti da scoprire per la creazione di servizi avanzati. Piccole e medie imprese altamente innovative sono pregate di farsi avanti.
Per chi volesse saperne di più, università e/o aziende con voglia di sperimentare, partirà a breve una Summer School sul mondo MOOC organizzata dal progetto europeo Emma (Europeanmoocs.eu) in collaborazione con la Joint Technology Enhanced Learning (JTEL).
In Italia! ad Ischia dal 4 all’11 Luglio, per ricordarci che abbiamo un Paese semplicemente meraviglioso che si aspetta da noi di più e meglio.