Proteste: un’altra lettura…semmai ce ne fosse bisogno
Da giorni la radio manda servizi ed interviste sui giovani precari derubati del loro futuro. Da giorni leggo articoli di Saviano, risposte a Saviano, attacchi a Saviano. La Zanzara su Radio24 continua a dare voce – al solo scopo di ridicolizzarla – alla rabbia di chi ormai non trova più nemmeno le parole per esprimere ciò che prova, con la speranza di farsi ascoltare. Da stamattina una bellissima lettera al Corriere della Sera scritta dalla madre di una trentenne precaria tiene banco su Facebook ed in tanti altri capannelli mediatici. Pone una questione chiave con estrema chiarezza – come solo le mamme a volte sanno fare con un’onestà intellettuale spesso sconosciuta a molti notisti: i giovani di ieri erano abituati a costruirsi con grande fatica il proprio futuro sapendo che c’era e che dipendeva anche dal proprio impegno. Poi ci sono stati gli anni dell’ottimismo, della crescita esponenziale delle attese sociali veicolata dalla pubblicità prima e dalla politica poi. Anni di belle speranze per tutti. E ci siamo seduti sugli allori, appagati e fiduciosi in un futuro in cui – quantomeno – le nuove tecnologie della comunicazione sarebbero state capaci di incidere lì dove noi ci eravamo arresi. Disimpegnandoci dalla politica e demandando alla forza virtuale di una moltitudine che non è più classe sociale né movimento politico, il compito di trovare modi e spazi di nuova espressione. Nell’amarezza di quella madre si legge il senso di colpa e responsabilità determinato dalla consapevolezza che sulle generazioni che precedono ricade sempre, ed in qualche modo, il futuro di quelle che seguono. Di non aver compreso di quali e quanti illusioni era stato caricato il loro futuro. E’ una spiegazione vera, ma non è tutta la spiegazione. Continua »