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OvertureLa politica ? solitamente rappresentata, inscenata, mediata. Quasi mai spiegata. Qui proveremo a farlo, con il dovuto rispetto per la complessit
15/11/2004
Arrivederci, e grazie a tutti!
Redazionale, ore 10:20 pm
A oltre un mese dal lancio, tiriamo il sipario su questo spazio. Con un doveroso e caldo ringraziamento a tutti coloro che vi hanno variamente contribuito. E notando come l?articolata serie di interventi pubblicati abbia dato spessore e concretezza a questo riuscito esperimento collettivo intorno alle presidenziali USA, fornendo uno stimolante banco di prova per analoghi blog-lab in futuro. Ovviamente il materiale prodotto rimarr? qui come archivio di dominio pubblico, e stiamo anzi cercando di rilanciarlo come prodotto editoriale – onde raggiungere un pubblico pi? vasto e ribadire l?importanza di simili esperimenti per la cultura e l?informazione politica odierne.
Mille grazie a tutti voi, e torniamo pure al blog-madre Politica Online.
7/11/2004
Un voto sull’equilibrio mondiale
Fortunato Musella, ore 2:12 pm
Messa da parte la zucca della vigilia di Ognissanti, gli americani si sono presentati alle urne in un clima di forte partecipazione. L’attenzione che si ? dedicata all’evento delle elezioni presidenziali, sia dentro che fuori gli Stati Uniti, sembra andare al di l? dell’importanza attribuita al rinnovo della carica presidenziale: il voto, in modo pi? o meno consapevole, ? stato, infatti, da pi? parti considerato come una scelta storica in grado di influenzare il destino del mondo.
Raramente in passato le ripercussioni dei risultati elettorali sul sistema globale sono sembrate pi? dirette e tangibili. La designazione del nuovo presidente ? stata ritenuta capace di cambiare il volto della politica estera americana, incidendo sulla stessa definizione del ruolo degli Stati Uniti, in un particolare momento storico in cui le ipotesi sulla fine della storia e delle alternative all’affermazione del capitalismo lasciano spesso il posto alle profezie sugli scontri di civilt? e alle congetture sulla sua gestione. (continua…)
4/11/2004
Presidenziali in Uruguay: svolta storica a sinistra
Bernardo Parrella, ore 5:34 pm
Due giorni prima dell?elezione statunitense, anche l?Uruguay ha scelto il presidente: quasi il 51 per cento dei voti sono a favore di Tabare Vazquez, candidato della coalizione di sinistra. Questa include Socialisti, Comunisti, Social Democratici e l?enorme Movimento di Partecipazione Popolare nato sulle ceneri dei Tupamaro, storico gruppo di guerriglia ormai allo sbando. Uno degli ex leader dei Tupamaro, Jose Mujica, ? stato anzi in prima fila nella campagna per Vazquez e ha ottenuto pi? voti di ogni altro candidato al Senato. L?elezione di Vazquez, medico 63enne, segna un cambio radicale dopo 170 anni di dominio dei partiti centristi tradizionali, i Colorados e i Blancos, accusati in particolare di aver trascinato l?Uruguay in una forte recessione dopo aver abbracciato il ?free market? di stile USA, come accaduto ad altri paesi sudamericani. Quegli stessi paesi che ora stanno attivando svolte analoghe, a partire dalla recente elezione di Luiz Inacio Lula da Silva a presidente del Brasile.
3/11/2004
Politically Incorrect
Rosanna De Rosa, ore 11:36 pm
Verrebbe voglia di stigmatizzare gli americani come coloro che hanno scelto per la seconda volta uno stupido a rappresentarli. Verrebbe voglia di ricordare loro che da tre anni tutto il mondo ? costretto a percepirsi come l’arto in cancrena di una superpotenza incapace di trovare linguaggi e discorsi che parlano all’Islam, ormai cartina di tornasole di ogni conflitto sociopolitico di qui a venire. Verrebbe voglia di prendersela con gli indecisi che forse era meglio se rimanevano tali, con i sondaggi dentro le pieghe dei quali molta parte del mondo non allineato aveva riposto le speranze di un cambiamento, un cambiamento che radicale non sarebbe comunque stato. Verrebbe voglia di essere politically uncorrect, ed augurare quantomeno un ictus ad ogni neocon, prendersela anche un p? con gli opinionisti e gli analisti che si parlano addosso da giorni ma che di fronte alla clava conservatrice hanno finto l’equidistanza scientifica per non rischiare di proprio. (continua…)
Kerry concede, ma i problemi si amplificano e l’opposizione riparte
Bernardo Parrella, ore 9:30 pm
Da Boston Kerry e Edwards stanno concedendo pubblicamente la sconfitta. “Anche se il risultato non cambier?, ci assicureremo che ogni voto sia contato. E continueremo a combattere con voi per cambiare l’America”, ha esordito John Edwards. Stanco, serio e con voce roca, Kerry ha invece aperto sottolineando il “disperato bisogno di unit?, di trovare il ‘common ground’ per tutti gli Americani.” Passando poi a ringraziare ripetutamente, “dal profondo del cuore” e prossimo alle lacrime, i milioni di persone che ovunque nel Paese lo hanno sostenuto in questa battaglia. Rivolto al caloroso pubblico dell’hotel e ai cittadini in generale, Kerry ha detto che “verr? l’ora in cui il vostro duro lavoro e il vostro voto conteranno verso il cambiamento.” Con una moscia conclusione dedicata ancora al bisogno di unit? e il ritrito “God Bless America.” E pur se qualche manciata di voti deve ancora essere contata (particolarmente in Ohio) tra una paio d’ore toccher? al discorso del vincitore da Washington, che si preannuncia sobrio e pacato ma non lascer? dubbi su un futuro ancora pi? cupo. (continua…)
La psicologia degli indecisi e la vittoria di Bush
Mauro Barisione, ore 4:52 pm
Mettiamola cos?: la maggior parte di noi si sente cos? diverso dall?elettore medio ? o mediano, per dirla con Downs ? americano (e italiano?), che stenta a capirlo. Fosse per noi, il dibattito politico volerebbe alto, il partito democratico farebbe una campagna diversa da quella plutomediatica dei repubblicani, e lo sfidante di Bush rifiuterebbe gli avvilenti imperativi della comunicazione televisiva, proponendo un modello altro di politica. Dopodich? gli americani, che secondo il wishful thinking di Chomsky e Moore aspettano solo di essere liberati dalla tirannia della propaganda mediatica, lo voterebbero con entusiasmo. Fin qui tutto bene, ma ? come diceva il film francese ? l?importante non ? la caduta: ? l?atterraggio. E cos?, gli americani ti vanno a rivotare Bush. Che, a prescindere dalla conta dei voti nell?Ohio, ha di fatto avuto i suoi tre milioni di voti in pi?. (continua…)
2/11/2004
Seggi aperti e previsioni odierne
Bernardo Parrella, ore 6:15 pm
Seggi appena aperti in una gelida ma tersa mattina qui a Santa Fe, New Mexico – uno dei “swing states” pi? corteggiati. Ancora Bush ieri sera ha tenuto l’ultimo rally ad Albuquerque, tra freddo e nevischio. L’altro giorno Bill Clinton ha riempito la storica plaza di Santa Fe. E in tarda serata tra le svariate telefonate ricevute da amici e sconosciuti per invitare al voto, parecchi (incluso il sottoscritto) hanno avuto modo di ascoltare dalla cornetta il messaggio pre-registrato dell’ex-presidente: vota per Kerry. Comunque sia, per ora il flusso appare tranquillo nelle scuole cittadine, mentre c’? ancora chi sventola cartelli di entrambi i candidati nei pressi degli incroci pi? trafficati ("Defend Life: Viva Bush!” – “Kerry-Edwards for a Stronger America"). Ma se la citt? di Santa Fe ? nettamente democratica, appena fuori il panorama si ribalta. Un po’ lo specchio dell’intera nazione: non ? un mistero che, al di l? dell’ovvio stampino conservatore, Bush attiri voti soprattutto nella provincia, tra i “non-educated” oppure tra chi preferisce contrapposizioni nette. E proprio quest’eccesso di polarizzazione, del tutto artificiale e complici i media, alla fine della giornata potrebbe risultare cruciale. Stay tuned!
La battaglia sui media e i rischi di un clima duale d?opinione
Franca Roncarolo, ore 4:45 pm
Che nella sua nota del 22 ottobre scorso, fra i possibili scenari della campagna presidenziale americana, Theodore Lowi non considerasse neppure la possibilit? di una vittoria alle urne di John Kerry appare davvero significativo. Non solo perch? conferma le difficolt? che il candidato democratico non ? mai del tutto riuscito a superare e che ? malgrado la ripresa nei sondaggi nelle ultime due settimane ? alla vigilia del voto sembrano ancora inchiodarlo in un testa a testa difficile con il presidente in carica. Ma anche ? e soprattutto ? perch? mette in luce le contraddizioni di un confronto giudicato da molti ?decisivo? e che ha portato ad una straordinaria mobilitazione elettorale senza tuttavia riuscire a far emergere un?opzione chiaramente maggioritaria nel paese. Il fatto ? che nessuno dei due candidati ? abbastanza forte per aggregare un consenso tale da garantirgli con certezza la vittoria alle urne. (continua…)
Un pensiero agli esclusi
Vincenzo Susca, ore 9:30 am
Ci siamo. Dopo lo sfavillio delle bandierine, i rintocchi degli slogan propagandistici, le strette di mano pregne di sorrisi accattivanti, le segrete manovre nelle stanze dei bottoni, lo spettacolo politico pi? roboante del pianeta giunge alla sua conclusione: chi sar? la vedette premiata dai (pochi) elettori americani? L’immaginario statunitense ? pi? aderente al progetto messianico-militare di Bush o al pi? sfumato piano internazionale e pacatamente riformista di Kerry? O – pi? probabilmente – a nessuno dei due? In realt?, al di l? dello scontro mediale, sul piano dei contenuti i due candidati presentano davvero poche differenze: in un caso o nell’altro i grandi capisaldi che hanno orientato il disastro americano – quindi mondiale – degli ultimi decenni restano salvaguardati. In questo senso bisogna apprezzare il coraggio delle poche voci fuori dal coro, come N. Chomsky, che hanno sottolineato come un’altra America esista e sia possibile soprattutto al di l? di Kerry e di Bush, al di l? della video-politica che non fa altro che confermare, attraverso la finzione della democrazia dell’alternanza, il dominio del moderno in tutte le sue sfaccettature illiberali e militaresche. (continua…)
I liberal (un giorno…) vinceranno ancora
Mattia Diletti, ore 8:00 am
“Ho lavorato per due presidenti democratici, mi sono candidato come democratico, e ho assistito a centinaia di interminabili conferenze sul “Futuro del Partito Democratico”. La verit? ? che non esiste nessun partito democratico. (…) L’unica occasione in cui scorgiamo una remota sembianza di Partito Democratico nazionale si d? quando i democratici presentano un candidato per le elezioni presidenziali: ma se guardate attentamente, vedrete che i democratici non presentano veramente un candidato alle presidenziali. In realt? vi sono tra sei e dieci persone che si definiscono democratiche e si presentano da sole. Poi all’incirca un anno prima delle elezioni, quando si avvicinano le primarie democratiche, il campo viene ristretto a un gruppetto di contendenti che hanno raccolto pi? soldi e hanno fatto pi? notizia: a questo punto un piccolo gruppo di consulenti politici democratici con sede a Washington, aziende di sondaggi ed esperti di marketing decidono su chi piazzare la loro scommessa. Nel frattempo voi starete ancora ascoltando qualche conferenza sul “Futuro del Partito Democratico”. (continua…)
1/11/2004
Presidenziali all’ultimo round
Fabio De Nardis, ore 9:05 am
Tra poche ore l’America si recher? alle urne per decidere il nuovo presidente e il suo vice. In realt? centinaia di migliaia di elettori si sono gi? recati alle urne secondo una clausola normativa che consente un’anticipazione di voto (tutt’altro che trasparente) per evitare il formarsi di code chilometriche alle urne. Questo lascia intendere che probabilmente ci troveremo di fronte alle elezioni pi? partecipate nella storia di un paese che i politologi hanno da tempo classificato come democrazia “spoliticizzata” anche e soprattutto per indicare la scarsa partecipazione popolare alla vita politico-istituzionale.
I due candidati concentrano le loro energie sugli otto Stati che ancora sembrano “swing”, incerti. Dall’ultimo sondaggio commissionato dalla University of New Hampshire pare che Bush conduca di 5 punti percentuali in Nevada, di sei punti in New Mexico, di un punto in Florida (lo Stato di gran lunga pi? controverso), mentre lo sfidante democratico sarebbe in vantaggio di un punto in Iowa, di tre punti nel Wisconsin, di tre punti in Ohio e di quattro punti nel New Hampshire, mentre in Pennsylvania, l’ultimo degli Swing States, la situazione sembrerebbe paritaria. (continua…)
29/10/2004
“America Oggi” e il dibattito tra gli italo-americani
Redazionale, ore 9:07 pm
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa nota di Letizia Airos riguardo America Oggi, quotidiano in lingua italiana che circola in USA. Va aggiunto che sulla base all’esperienza online di cui ci parla, Letizia ha curato un importante volume di recente uscita per ESI Edizioni: “L’America da vicino, l’Italia da lontano. Italiani in America discutono l’11 settembre e le sue guerre".
Ciao a tutti. Sono una giornalista di “America Oggi” e la responsabile del sito Web del giornale, che e’ l’unico quotidiano in lingua italiana redatto e pubblicato negli Stati Uniti con una diffusione di 40.000 copie giornaliere. D’accordo con il direttore Andrea Mantineo, di seguito inoltriamo l’editoriale appena pubblicato, in cui il giornale si schiera con John Kerry. Come introduzione, vale la pena di riportare in breve la storia di “America Oggi", onde far meglio comprendere lo spirito delle persone che ci lavorano. (continua…)
“America Oggi": Scegliamo Kerry, ecco perch
Redazionale, ore 9:05 pm
Questo l’editoriale di Andrea Mantineo, direttore di America Oggi
Forse mai nella storia recente le piattaforme programmatiche e le personalit? dei due candidati alla Casa Bianca sono state cos? diametralmente opposte. Le elezioni del 2 novembre prossimo pongono quindi gli americani davanti a una scelta di fondamentale importanza per il loro futuro. America Oggi sceglie John Kerry. Ecco perch?.
Il presidente Bush, andato al potere dopo una elezione non certo plebiscitaria (la contestazione in Florida, il mezzo milione di voti popolari in pi? per Al Gore), ha attuato in questi quattro anni una politica neo-conservatrice. Pur essendosi autodefinito “a uniter, not a divider", non ha mai cercato il dialogo con le varie componenti sociali. Di conseguenza la Nazione non ? mai stata cos? divisa come in questo momento. (continua…)
27/10/2004
Niente georgewbush.com per chi si collega fuori dagli USA? (CORREZIONE)
Bernardo Parrella, ore 8:09 pm
Chiarisce ora la BBC che la cosa sarebbe invece dovuta “proprio a motivi di sicurezza.” Ovvero: Attack prompts Bush website block, dove si offrono anche degli URL alternativi per raggiungere comunque il sito al di fuori degli USA.
Ieri scrivevo:
Sembra che la campagna Bush abbia deciso di bloccare l?accesso al sito ufficiale georgewbush.com per gli utenti non statunitensi. Questa la notizia appena diffusa dalla BBC, in base ai rivelamenti effettuati a partire da luned? mattina dall?agenzia Netcraft. Tentando di collegarsi da postazioni a Londra, Amsterdam, Sydney compare un ?accesso non autorizzato?, al contrario di quanto accade da localit? USA. Niente problemi tecnici o attacchi informatici, pare propria una decisione interna. Secondo la nota della BBC, sarebbe inutile offrire quei contenuti a chi marted? non potr? votare – alla faccia della comunit? internazionale, come dicevamo nel post appena sotto. Il ?taglio? permetterebbe altres? di tenere attivo il sito nei prossimi giorni cruciali prima del voto, potendone gestire al meglio il traffico presumibilmente in netta crescita.
Superfluo ogni commento…. per?: vi risulta? Com?? l?accesso dall?Italia?
Cresce in USA lo scetticismo sull?accuratezza del processo elettorale
Bernardo Parrella, ore 10:50 am
Ci sar? davvero un vincitore il 3 novembre? Oppure avremo una mega-replica della Florida 2000? Un sondaggio curato ieri dall?Associated Press riporta che 6 persone su 10 ritengono improbabile la certezza dei risultati. Circa il 50% credono che tali risultati verranno comunque contestati in aula. Il Voting Rights Project ha gi? riportato una serie di irregolarit? in diversi stati nelle prime giornate dedicate al voto anticipato. Il New York Times ha dedicato dei report su vari stati e contee centrati “sui difetti della nostra democrazia", delineando gli innumerevoli problemi locali dovuti per lo pi? a mancanza di norme a livello federale. E gli osservatori di Fair Election International hanno appena diffuso un rapporto sul sistema elettorale USA dal chiaro monito: ?non ? mai troppo tardi per la trasparenza e la correttezza.? (continua…)
25/10/2004
AdWords di Google buoni per l’informazione politica?
Redazionale, ore 5:32 am
Interessante annotazione di Steven Johnson sulle possibilit? “politiche” delle inserzioni web pagate alla Google. In un articolo su Slate, il co-fondatore dell’indimenticabile webzine “Feed” scrive tra l’altro: “Le campagne non dovrebbero limitarsi ad attirare persone che vogliono saperne di pi? sui candidati. Dovrebbero usare [i link a pagamento di] Google per attrarre coloro che stanno facendo ricerche personali.” Inutile usare il vecchio modello pubblicitario, soprattutto quello di stampo politico, che tenta di interrompere le correnti attivit? dell’utente onde rubarne l’attenzione. Perch?, piuttosto, non proporre direttamente i link a pagine in cui i candidati spiegano le proprie posizioni su specifiche issues che si stanno esplorando tramite Google? Come quella sulla Stem Cell Research di John Kerry… (continua…)
22/10/2004
Theodore Lowi scrive per PoliticsMatters
Redazionale, ore 5:11 pm
E’ con grandissimo piacere - nonch? orgoglio - che pubblichiamo l’email del politologo statunitense Theodore J. Lowi (Cornell University).
Dear Rosanna:
I was away for a family wedding this past weekend, and this is my first opportunity to reply. I congratulate you for your effort, “PoliticsMatters,” and will try to help by giving you a “forecast.” Use it as you wish, and shorten or edit it as you see fit.
The American presidential race is closer than we have probably ever seen. Bush is ahead 7-8 points in the “red states” he carried in 2000. Kerry is ahead by 10 points in the “blue states” Gore carried in 2000. Bush and Kerry are dead even at 48 percent each in the “swing states.” And the candidates and voters are more polarized than ever. Within that context we can make 5 wildly irresponsible forecasts:
(1) An “October surprise” – some real or invented threat attributable to the Bush-defined world terrorism.
(2) Serious allegations of voting frauds and intimidations, leading to extensive recounts in states where a few illegal or unaccounted votes can reverse the outcome of that state and thus the national election.
(3) Another resolution of the election in the Supreme Court – aborting the electoral process a second time, with still more damaging illegitimacy in the presidency.
(4) A Bush re-election.
(5) The only bright possibility (in the view of this observer) is a Democratic re-capture of the Senate, producing at least two years of “divided government.”
I also circulated your paragraph describing “PoliticsMatters” to a very active student group at Cornell, Democracy Matters. Hope you will hear from them.
Ted
18/10/2004
Il dialogo USA - Europa
Tommaso Merlo, ore 12:45 pm
L’antiamericanismo ha mutato radicalmente pelle in quest’epoca di profonde trasformazioni. Sono tre le ondate antiamericane che hanno attraversato la recente storia continentale. Erano antiamericani i regimi totalitari d’inizio novecento che rifiutavano i valori della democrazia americana. In primis, libert? politica ed economica e Stato “leggero”. Con l’avvento della Guerra Fredda fu la volta dell’antiamericanismo di matrice comunista. Una contrapposizione ideologica verso il capitalismo e le sue velleit? imperiali. L’ultimo ? l’antiamericanismo odierno, articolato in due sfumature. Da una parte, l’antiamericanismo terzomondista, rappresentato dal movimento no-global. Qui gli Stati Uniti sono accusati di essere il motore della globalizzazione e delle logiche neoliberiste che minaccerebbero il pianeta. Dall’altra parte, un antiamericanismo meno ideologico, che rifiuta la leadership americana rivendicando il multipolarismo. Qui si tratta semplicemente di rifiuto del potere dominante, in nome di anacronistici teatri politici internazionali. In Francia, Germania ma anche in Inghilterra e altri paesi europei, vi sono tracce di tali sentimenti. (continua…)
15/10/2004
Tutti i rischi di Kerry
Mauro Barisione, ore 7:01 pm
Dunque Kerry vince, o sembra vincere, i dibattiti, ma non riesce a sorpassare Bush nella “corsa di cavalli” alla presidenza. Cos? indica il risultato aggregato dei sondaggi: fra gli ultimi otto, compiuti appena prima o appena dopo il terzo dibattito televisivo, quattro danno in vantaggio Bush nelle intenzioni di voto (Cbs, Icr, Tip, Zogby), tre indicano un pareggio (Abc, Washington post, GQRR), uno solo (Gallup) un vantaggio di Kerry. In ogni caso, il divario fra i candidati non ? mai superiore al margine di errore, che ? sempre fra i 3 e i 4 punti percentuali per eccesso o per difetto, vanificando cos? la significativit? delle predizioni. E se anche nei prossimi due giorni dovessero arrivare nuovi sondaggi favorevoli a Kerry, questo non cambier? il dato di fondo, che continua a essere quello di un effettivo testa a testa fra i due contendenti. (continua…)
9/10/2004
A caldo: subito dopo il secondo dibattito…
Bernardo Parrella, ore 5:24 am
Qualche battuta a caldo, appena concluso il dibattito. Sicuramente il formato da “town hall” ha reso il confronto pi? acceso e interessante, con diversi botta e risposta e parecchi rilanci personali – dall’aborto alle fede religiosa alle tasse. Sul tutto, ancora una volta, la guerra in Iraq con i vari annessi e connessi: questo probabilmente l’issue decisivo il 2 novembre. Bush ? parso pi? sveglio e combattivo, perfino passionale, con precise prese di posizione: a favore della scelta di invadere l’Iraq nonostante i recenti rapporti, assolutamente opposto all’aborto e alla ricerca con le cellule fetali, contro l’assistenza medica governativa. Eppure ? sembrato spesso in difficolt?, ricorrendendo ad una velata arroganza di fondo e ad attacchi personali nel tentativo di portare lo scontro sul terreno che pi? gli si conf?: l’ideologia spicciola, il corpo a corpo. Kerry ha evidenziato una buona dose di aggressivit? ma ragionata e calcolata, provando spesso a chiarire come le questioni siano “ben pi? complesse di quanto voglia far sembrare il Presidente”. Ha ribadito i suoi piani per creare pi? occupazione, ampliare l’assistenza medica, diminuire l’aggravio fiscale. E ovviamente per trovare una via d’uscita dal macello iraqeno. Convinto e puntuale, pur se mai cercando l’affondo finale. Il verdetto immediato di vari commentatori radio-tv-web sembra concordare: parit?.
8/10/2004
Lo Strappo Atlantico : intervista a Rita di Leo
MD, ore 10:00 am
Ne Lo Strappo Atlantico (Laterza editori, giugno 2004) Rita di Leo ha raccontato come, quando e perch? l’America ha deciso di allontanarsi dai vecchi alleati europei e di formulare una politica dichiaratamente anti europea. Ha descritto le origini culturali e politiche degli artefici di questa scelta (i neoconservatori), gli obiettivi che si sono posti e i nemici contro cui combattono.
Lo stato di guerra permanente che gli Stati Uniti sembrano voler imporre ? frutto della loro volont? “rivoluzionaria”, ma il “mondo secondo i neocons” si ? scontrato con la realt? del conflitto iracheno. Per quanto tempo ancora potranno proclamare che l’America sta vincendo la sua battaglia contro il terrorismo? Per quanto tempo ancora un gruppo da sempre ai margini della scena politica e culturale del suo paese sar? in grado di influenzare le linee guida della politica estera del paese?
Scrive Rita di Leo: ?A ispirare l’offensiva contro l’Europa e pi? in generale la politica di grande potenza dell’America del XXI secolo, infatti, vi sono intellettuali simili agli intellettuali europei. Si definiscono neoconservatori in contrapposizione all’establishment repubblicano e in odio all’establishment democratico. (…) Essi cercano di influenzare gli uomini di potere perch? l’America, la loro terra d’elezione, diventi simile all’Europa dell’Ottocento: una grande potenza aggressiva nei confronti del mondo, uno stato repressivo nei confronti della propria societ? e il Patriot Act in politica interna. (…) Saliti sul gigante America, i neoconservatori stanno attenti perch? il gigante agisca da gigante e non si stanchi della politica, scrollandoseli di dosso e tornando agli affari?. (continua…)
7/10/2004
I latini gi? lo sapevano: sine pecuniae …
Rosanna De Rosa, ore 6:15 pm
La matematica piace a pochi, si sa. Ma occorre farci i conti, soprattutto se i conti valgono una elezione. Ancora una volta, infatti, la stampa internazionale che segue a stretto giro questa campagna, manca il punto. Anzi ne manca due. Chiaramente esposti in un editoriale de Il Mattino (del 29 agosto) da Mauro Calise.
Il primo punto chiama in causa la globalizzazione politica, la riconduzione della politica americana a politica nazionale globale; ci stiamo abituando al fatto cio?: ?che queste sono anche nostre elezioni. Perch? sar? l’economia americana in autunno a tirare - o affossare - la ripresa dei paesi europei. E saranno le scelte statunitensi in materia di guerra a scandire, nei prossimi anni, il calendario della nostra pace?. (continua…)
4/10/2004
Benvenuti! Welcome! Bienvenue! Bienvenidos!
Redazionale, ore 11:43 pm
Ci siamo: scatta l’osservatorio indipendente sulle presidenziali USA. Un ‘blog-lab’ collettivo che parte col piede giusto: fioccano entusiamo e contributi, parecchi gli articoli gi? pronti. Un particolare ringraziamento a quanti si sono dati prontamente da fare, e a coloro che si uniranno man mano al progetto. Grazie ovviamente a quanti ci seguiranno anche soltanto in “reading mode”, e per chi vorr? discutere la sezione commenti in fondo a ciascun articolo ? sempre aperta. Anzi: ? cruciale, soprattutto in queste ore di avvio, far girare la voce il pi? possibile sull’esistenza di “PoliticsMatters” – informatene come e quando potete blog, amici, agenzie-stampa, parenti, giornali, conoscenti, siti, radio-TV, sconosciuti, portali e chi pi? ne ha pi? ne metta.
Per segnalazioni e contatti: info@politicaonline.it
Buon lavoro e buona lettura a tutti!
La Redazione
Primo… dibattito? Quale dibattito?
Bernardo Parrella, ore 11:40 pm
?Il cosiddetto dibattito. Mi pare roba miserabile. Sia Kerry che Bush hanno completamente mancato il punto [sull?Iraq]. Credo che se non ? qualcosa che fanno apposta, vuol dire che stanno sicuramente fuorviando gli americani che hanno ascoltato quanto avevano da dire.? Questa l?opinione di un veterano del giornalismo indipendente, l?inglese Robert Fisk, all?indomani del primo ?dibattito? presidenziale in Florida. D?obbligo le virgolette, vista l?inconsistenza di un evento pianificato da tempo e sostanzialmente inutile. Meglio: conta pi? l?immagine, soprattutto in prima serata TV, no? E meglio proiettarne una rassicurante e conciliante allora, da entrambe le parti: siamo qui per convincere i moderati, gli ?swing voters?… non certo per fare politica seria e avere un confronto reali su questioni reale. Questo il succo del primo faccia a faccia Bush-Kerry: se ne ? forse accorto qualcuno? (continua…)
Bush e Kerry, a colpi di spot e sondaggi
Mauro Barisione, ore 11:30 pm
Per una volta, se fosse l’America che si italianizza, e non il contrario?
Un po’ come l’Italia da dieci anni a questa parte, anche gli Stati Uniti appaiono negli ultimi tempi sempre pi? spaccati a met?, in un confronto equilibrato nei numeri ma polarizzato nei sentimenti e nei forti accenti ideologici: Berlusconi contro i suoi oppositori in Italia (“strutturalmente” da sempre in sostanziale parit?), Bush contro i suoi oppositori negli Usa. E se gi? alle presidenziali del 2000 i voti per il candidato democratico e per quello repubblicano si equivalevano – ma in un clima ben pi? intorpidito, che favor? un astensionismo quasi record (49,2%) -, dopo l’11 settembre Bush ha conosciuto un lungo periodo di virtuale imbattibilit?, lentamente erosa dall’incancrenirsi della situazione in Iraq e rimessa in discussione dall’emergere di uno sfidante credibile dalle primarie democratiche. (continua…)
1/10/2004
Presidenziali americane: l’ultimo round
Fabio De Nardis, ore 9:00 am
Tra poche ore l’America si recher? alle urne per decidere il nuovo presidente degli Stati Uniti e il suo vice. In realt? centinaia di migliaia di elettori si sono gi? recati alle urne secondo una clausola normativa che consente un’anticipazione di voto (tutt’altro che trasparente) per evitare il formarsi di code chilometriche alle urne. Questo lascia intendere che probabilmente ci troveremo di fronte alle elezioni pi? partecipate nella storia di un paese che i politologi hanno da tempo classificato come democrazia “spoliticizzata” anche e soprattutto per indicare la scarsa partecipazione popolare alla vita politico-istituzionale.
I due candidati concentrano le loro energie sugli otto Stati che ancora sembrano “swing”, incerti. Dall’ultimo sondaggio commissionato dalla University of New Hampshire pare che Bush conduca di 5 punti percentuali in Nevada, di sei punti in New Mexico, di un punto in Florida (lo Stato di gran lunga pi? controverso), mentre lo sfidante democratico sarebbe in vantaggio di un punto in Iowa, di tre punti nel Wisconsin, di tre punti in Ohio e di quattro punti nel New Hampshire, mentre in Pennsylvania, l’ultimo degli Swing States, la situazione sembrerebbe paritaria. (continua…)
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