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31/10/2004
“Polls” pre-elettorali: croce e delizia dei sondaggisti..
Ancora le cifre dei sondaggi sembrano correre sul posto: cambiano ogni giorno per decretare una sostanziale assenza di cambiamento. Ancora non si pu? dire nulla di certo, n? potr? essere detto fino al giorno successivo alle elezioni. Sperando che almeno questa volta sia cos?…
In un’elezione in cui si deve avere paura che lo stesso risultato dello spoglio non sia affidabile, ? inevitabile temere di aver fiducia negli exit polls. Ed ? impossibile riuscire a credere al torrente in piena dei sondaggi che stanno precedendo questa consultazione elettorale. (continua…)
29/10/2004
“America Oggi” e il dibattito tra gli italo-americani
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa nota di Letizia Airos riguardo America Oggi, quotidiano in lingua italiana che circola in USA. Va aggiunto che sulla base all’esperienza online di cui ci parla, Letizia ha curato un importante volume di recente uscita per ESI Edizioni: “L’America da vicino, l’Italia da lontano. Italiani in America discutono l’11 settembre e le sue guerre".
Ciao a tutti. Sono una giornalista di “America Oggi” e la responsabile del sito Web del giornale, che e’ l’unico quotidiano in lingua italiana redatto e pubblicato negli Stati Uniti con una diffusione di 40.000 copie giornaliere. D’accordo con il direttore Andrea Mantineo, di seguito inoltriamo l’editoriale appena pubblicato, in cui il giornale si schiera con John Kerry. Come introduzione, vale la pena di riportare in breve la storia di “America Oggi", onde far meglio comprendere lo spirito delle persone che ci lavorano. (continua…)
“America Oggi": Scegliamo Kerry, ecco perch
Questo l’editoriale di Andrea Mantineo, direttore di America Oggi
Forse mai nella storia recente le piattaforme programmatiche e le personalit? dei due candidati alla Casa Bianca sono state cos? diametralmente opposte. Le elezioni del 2 novembre prossimo pongono quindi gli americani davanti a una scelta di fondamentale importanza per il loro futuro. America Oggi sceglie John Kerry. Ecco perch?.
Il presidente Bush, andato al potere dopo una elezione non certo plebiscitaria (la contestazione in Florida, il mezzo milione di voti popolari in pi? per Al Gore), ha attuato in questi quattro anni una politica neo-conservatrice. Pur essendosi autodefinito “a uniter, not a divider", non ha mai cercato il dialogo con le varie componenti sociali. Di conseguenza la Nazione non ? mai stata cos? divisa come in questo momento. (continua…)
Ipotesi: dopo la vittoria di Kerry
Finalmente si vota. E il vincitore ?… John Kerry, anche se per un pugno di voti. Qual ? lo scenario che il vincitore Democratico si trover? ad affrontare una volta al potere? Da dove comincer? per rimettere insieme le macerie lasciate dal suo predecessore? Di sicuro, a Kerry non mancher? il lavoro, sia in casa che fuori. Dovr? riappacificare l’America, mai prima d’ora cosi aspramente divisa su tutto. Al suo interno, divisa dalla spregiudicata politica sociale dell’Amministrazione Bush. Tagli alle tasse che non hanno portato alla sperata ripresa economica, ancora bloccata dal trauma irrisolto dell’11 settembre. Una politica fiscale che non ha prodotto posti di lavoro, e che ha aumentato il numero di poveri, portando a 45 milioni il numero di americani senza assistenza medica. E ancora… (continua…)
28/10/2004
John Kerry, i black block e la mobilitazione alle urne
Stanno uscendo un po’ di sondaggi favorevoli a John Kerry, ma noi non vogliamo farci caso pi? di tanto. Certo, se un coro unanime di pollsters ci avesse indicato negli ultimi giorni un distacco di 10 punti a favore di Bush, questo avrebbe cambiato le cose sul serio. Cos?, invece, il dato resta sempre lo stesso, gi? ripetuto tante volte: Bush e Kerry sono l? l?, e chi volesse prevedere con certezza il vincitore rischierebbe di farci la figura di chi si lanci? in previsioni sicure su Gore e Bush nel 2000, ed ebbe in ogni caso torto (perch? vinse l’uno, ma in realt? vinse l’altro, e fondamentalmente pareggiarono).
In questa circostanza, il dato rognoso da prevedere non ? tanto quello di cosa faranno gli elettori indecisi (che – su questo mi sbilancio volentieri - non sposteranno gli equilibri a favore di Kerry), ma quello del grado di mobilitazione alle urne. (continua…)
27/10/2004
Niente georgewbush.com per chi si collega fuori dagli USA? (CORREZIONE)
Chiarisce ora la BBC che la cosa sarebbe invece dovuta “proprio a motivi di sicurezza.” Ovvero: Attack prompts Bush website block, dove si offrono anche degli URL alternativi per raggiungere comunque il sito al di fuori degli USA.
Ieri scrivevo:
Sembra che la campagna Bush abbia deciso di bloccare l?accesso al sito ufficiale georgewbush.com per gli utenti non statunitensi. Questa la notizia appena diffusa dalla BBC, in base ai rivelamenti effettuati a partire da luned? mattina dall?agenzia Netcraft. Tentando di collegarsi da postazioni a Londra, Amsterdam, Sydney compare un ?accesso non autorizzato?, al contrario di quanto accade da localit? USA. Niente problemi tecnici o attacchi informatici, pare propria una decisione interna. Secondo la nota della BBC, sarebbe inutile offrire quei contenuti a chi marted? non potr? votare – alla faccia della comunit? internazionale, come dicevamo nel post appena sotto. Il ?taglio? permetterebbe altres? di tenere attivo il sito nei prossimi giorni cruciali prima del voto, potendone gestire al meglio il traffico presumibilmente in netta crescita.
Superfluo ogni commento…. per?: vi risulta? Com?? l?accesso dall?Italia?
Cresce in USA lo scetticismo sull?accuratezza del processo elettorale
Ci sar? davvero un vincitore il 3 novembre? Oppure avremo una mega-replica della Florida 2000? Un sondaggio curato ieri dall?Associated Press riporta che 6 persone su 10 ritengono improbabile la certezza dei risultati. Circa il 50% credono che tali risultati verranno comunque contestati in aula. Il Voting Rights Project ha gi? riportato una serie di irregolarit? in diversi stati nelle prime giornate dedicate al voto anticipato. Il New York Times ha dedicato dei report su vari stati e contee centrati “sui difetti della nostra democrazia", delineando gli innumerevoli problemi locali dovuti per lo pi? a mancanza di norme a livello federale. E gli osservatori di Fair Election International hanno appena diffuso un rapporto sul sistema elettorale USA dal chiaro monito: ?non ? mai troppo tardi per la trasparenza e la correttezza.? (continua…)
26/10/2004
Presidenziali tra lobby economiche e trasparenza
Aspetto cruciale delle campagne elettorali ? quello economico – che per? spesso finisce sotto il radar dell’informazione mainstream. Riconoscendo l’importanza di tale fattore (anche) in questo contesto, da diversi anni negli Stati Uniti sono stati istituiti una serie di appositi organi di controllo, non solo governativi. Grazie alla loro attivit?, ? cos? possibile “scoprire” la provenienza dei flussi di denaro (non di rado decisamente cospicui) che permettono ai candidati di portare a termine le campagne elettorali nel migliore dei modi possibili. Non a caso oggi ? il denaro l?unica vera risorsa che fa la differenza tra i partiti in corsa: lo confermano le attuali presidenziali. (continua…)
25/10/2004
AdWords di Google buoni per l’informazione politica?
Interessante annotazione di Steven Johnson sulle possibilit? “politiche” delle inserzioni web pagate alla Google. In un articolo su Slate, il co-fondatore dell’indimenticabile webzine “Feed” scrive tra l’altro: “Le campagne non dovrebbero limitarsi ad attirare persone che vogliono saperne di pi? sui candidati. Dovrebbero usare [i link a pagamento di] Google per attrarre coloro che stanno facendo ricerche personali.” Inutile usare il vecchio modello pubblicitario, soprattutto quello di stampo politico, che tenta di interrompere le correnti attivit? dell’utente onde rubarne l’attenzione. Perch?, piuttosto, non proporre direttamente i link a pagine in cui i candidati spiegano le proprie posizioni su specifiche issues che si stanno esplorando tramite Google? Come quella sulla Stem Cell Research di John Kerry… (continua…)
22/10/2004
Theodore Lowi scrive per PoliticsMatters
E’ con grandissimo piacere - nonch? orgoglio - che pubblichiamo l’email del politologo statunitense Theodore J. Lowi (Cornell University).
Dear Rosanna:
I was away for a family wedding this past weekend, and this is my first opportunity to reply. I congratulate you for your effort, “PoliticsMatters,” and will try to help by giving you a “forecast.” Use it as you wish, and shorten or edit it as you see fit.
The American presidential race is closer than we have probably ever seen. Bush is ahead 7-8 points in the “red states” he carried in 2000. Kerry is ahead by 10 points in the “blue states” Gore carried in 2000. Bush and Kerry are dead even at 48 percent each in the “swing states.” And the candidates and voters are more polarized than ever. Within that context we can make 5 wildly irresponsible forecasts:
(1) An “October surprise” – some real or invented threat attributable to the Bush-defined world terrorism.
(2) Serious allegations of voting frauds and intimidations, leading to extensive recounts in states where a few illegal or unaccounted votes can reverse the outcome of that state and thus the national election.
(3) Another resolution of the election in the Supreme Court – aborting the electoral process a second time, with still more damaging illegitimacy in the presidency.
(4) A Bush re-election.
(5) The only bright possibility (in the view of this observer) is a Democratic re-capture of the Senate, producing at least two years of “divided government.”
I also circulated your paragraph describing “PoliticsMatters” to a very active student group at Cornell, Democracy Matters. Hope you will hear from them.
Ted
21/10/2004
Dalla conquista dell’audience alla conquista della realt
Riprendiamo un intervento di Stefano Minguzzi su NewBrainframes.org
L’invasione della mente continua. Le prossime elezioni americane ci danno un saggio di come ormai il campo di battaglia politico-economico si sia spostato dalla conquista dell’audience alla conquista della realta’.
Si avvicinano le elezioni americane ed il mediascape USA subisce la forza dell’impatto della propaganda politica dei due competitors. Al di la’ dei prevedibili schieramente all’interno del quarto potere proBush o proKerry i linguaggi sottostanti la comunicazione mediatica si stanno increspando. (continua…)
Auspicabile un duello TV anche in Italia?
Repubblica lancia l’idea, non nuova, anzi, periodicamente ripescata dai dibattiti dello spazio pubblico. E, a ben ricordare, una cosa del genere ? gi? successa. Nel 1994 Berlusconi e Occhetto si confrontarono a viso aperto da Mentana, nel 1996 fu Lucia Annunziata a fare da arbitro nell’incontro tra Berlusconi e Prodi. Poi “l’esperimento” fu accantonato, e il Cavaliere rifiut? la sfida televisiva con Rutelli nel 2001. Ma la politica italiana ? pronta per queste forme di campagna elettorale? E i media lo sono? O comunque, si pu? davvero replicare il modello americano, sostituendo a Bush e Kerry i nostri Berlusconi e Prodi?
Proviamo a ragionarci un po’ su, senza entrare nel merito delle dinamiche politiche, che pure susciterebbero molto interesse e meriterebbero lunghe riflessioni, ma mantenendoci in un’ottica di pura comunicazione politica. (continua…)
19/10/2004
Ancora uno sguardo al web dopo l’ultimo dibattito
Dopo il terzo ed ultimo dibattito televisivo tra i due candidati maggiori che si ? svolto in Arizona moderato da Bob Schieffer di CBS news, entrambi i siti ufficiali riportano a grandi lettere la vittoria del “proprio” candidato. Anche se la stampa e i sondaggi pi? accreditati (CNN, CBS, MSNBC, etc) hanno dato come vincitore Kerry. Cos? gi? all’indomani del dibattito, e sull’onda dei dati positivi dei sondaggi, lo staff dei democratici sembrerebbe essersi finalmente svegliato da un lungo torpore: il sito si mostra totalmente rinnovato nei contenuti e anche, parzialmente, nell’immagine. Non pi? foto ufficiali di un Kerry annoiato e serioso, ma un ritratto di famiglia in cui si mostra allegro e sorridente accanto alle sue donne. Ampio lo spazio per il nuovo inserto multitematico, in stile pubblicitario, intitolato “W sta per wrong”, in cui si dimostra come sotto Bush W. non ci sia stato posto (o ci sia stato quello sbagliato) per le donne, l’economia, i diritti civili, l’ambiente. (continua…)
18/10/2004
Il dialogo USA - Europa
L’antiamericanismo ha mutato radicalmente pelle in quest’epoca di profonde trasformazioni. Sono tre le ondate antiamericane che hanno attraversato la recente storia continentale. Erano antiamericani i regimi totalitari d’inizio novecento che rifiutavano i valori della democrazia americana. In primis, libert? politica ed economica e Stato “leggero”. Con l’avvento della Guerra Fredda fu la volta dell’antiamericanismo di matrice comunista. Una contrapposizione ideologica verso il capitalismo e le sue velleit? imperiali. L’ultimo ? l’antiamericanismo odierno, articolato in due sfumature. Da una parte, l’antiamericanismo terzomondista, rappresentato dal movimento no-global. Qui gli Stati Uniti sono accusati di essere il motore della globalizzazione e delle logiche neoliberiste che minaccerebbero il pianeta. Dall’altra parte, un antiamericanismo meno ideologico, che rifiuta la leadership americana rivendicando il multipolarismo. Qui si tratta semplicemente di rifiuto del potere dominante, in nome di anacronistici teatri politici internazionali. In Francia, Germania ma anche in Inghilterra e altri paesi europei, vi sono tracce di tali sentimenti. (continua…)
17/10/2004
Marketing e discorso elettorale: dove non arrivano gli spin doctors
Le decisioni di voto si reggono sull’identificazione ideologica e sull’attenta ponderazione degli interessi, o si basano piuttosto sulle cangianti emozioni di un elettorato influenzato dal potere dell’immagine? Per vincere le elezioni ? sufficiente fornire delle buone ragioni od occorre dare agli elettori delle buone ragioni per ritenerle giuste ed appetibili, cos? come si interrogava Ilvo Diamanti (1994)?
La questione della comprensione dei fattori che determinano la scelta elettorale, se cio? in ultima analisi prevalgano le ragioni dell’appartenenza o quelle dell’apparenza, risulta complessa ed ancora aperta. Difficile misurare, infatti, qual ? il peso sul voto della lealt? verso una parte politica, o della valutazione razionale delle piattaforme programmatiche e delle metodologie di governo, e quanto invece ? legato all’arte del confezionamento del prodotto politico, vale a dire a come questo viene presentato e pubblicizzato. (continua…)
15/10/2004
Tutti i rischi di Kerry
Dunque Kerry vince, o sembra vincere, i dibattiti, ma non riesce a sorpassare Bush nella “corsa di cavalli” alla presidenza. Cos? indica il risultato aggregato dei sondaggi: fra gli ultimi otto, compiuti appena prima o appena dopo il terzo dibattito televisivo, quattro danno in vantaggio Bush nelle intenzioni di voto (Cbs, Icr, Tip, Zogby), tre indicano un pareggio (Abc, Washington post, GQRR), uno solo (Gallup) un vantaggio di Kerry. In ogni caso, il divario fra i candidati non ? mai superiore al margine di errore, che ? sempre fra i 3 e i 4 punti percentuali per eccesso o per difetto, vanificando cos? la significativit? delle predizioni. E se anche nei prossimi due giorni dovessero arrivare nuovi sondaggi favorevoli a Kerry, questo non cambier? il dato di fondo, che continua a essere quello di un effettivo testa a testa fra i due contendenti. (continua…)
14/10/2004
Il cuore della campagna: la politica interna
Rispetto alle battute iniziali della campagna elettorale, completamente contraddistinte dalla questione anti-terrorismo e dalle scelte di politica estera, le battute finali di queste presidenziali riportano l’attenzione sulle issues di politica interna. Successivamente alla posizione di ritirare al pi? presto le truppe dall’Iraq, condivisa ormai da entrambi i candidati, la questione della sicurezza americana scivola in secondo piano, a netto vantaggio delle issue pi? tradizionali: economia, scelte etiche, appoggi politici. Il clima continua ad essere teso, dal momento che i sondaggi danno ancora lieve lo scarto fra i due candidati, e che alla sfida vera tra i due - quella del 2 novembre -mancano solo poche settimane. Bush e Kerry sembrano d’accordo su un topic: la sicurezza interna degli Stati Uniti comincia (o ricomincia) dalla loro stabilit? economica. Cos? per i due candidati ? (finalmente) tempo di programmi e temi scottanti: dalle decisioni pro o contro aborto, ai temi della previdenza sociale. (continua…)
13/10/2004
Stando ai dati di sondaggio, gli americani sono impazziti…
Chiunque stia seguendo le vicende relative alle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti si deve confrontare ogni giorno con evidenti, quanto sconcertanti, cambi di fronte da parte dell’elettorato americano. Almeno ? quello che appare se si osservano le cifre dei sondaggi pubblicati nell’ultimo periodo. Se si vuole fare riferimento solo ad alcuni dei risultati resi pubblici nell’ultima settimana si nota infatti che se l’istituto AP/Ipsos vede Kerry in notevole vantaggio su Bush (50% contro 46%) il 6 ottobre, gi? l’11 ottobre, l’istituto Zogby prevede la parit? dei due candidati (al 45%). Lo stesso giorno, la CBS riporta Bush al 48% contro un 45% di preferenze espresse per Kerry; la Abc (dati Tns) rileva uno stesso scarto tra i due candidati, ma con una percentuale del 50 contro il 46%, sempre a vantaggio di Bush. Infine, l’istituto Gallup, in seguito ad un’inchiesta compiuta il 10 ottobre, riporta Bush al 48% e Kerry al 49%: una sostanziale parit? che conferma i dati precedentemente diffusi dallo stesso istituto. (continua…)
11/10/2004
La stampa italiana nella spirale del silenzio?
C’? qualcosa che non quadra nel modo con cui la stampa italiana sta trattando le presidenziali americane. Si sta privilegiando un’informazione per immagini, spoglia di contenuti, un giornalismo didascalico e povero di analisi. E’ un dato sostanzialmente oggettivo di fronte al quale ci si imbatte in questi giorni leggendo i maggiori quotidiani italiani.
Per comprendere meglio questo fenomeno pu? convenire tornare indietro di quattro anni.
Era il 2000 e in Italia andavano per la maggiore le vicende della mucca pazza e le maxi vincite al superenalotto. Per le presidenziali americane la stampa italiana aveva effettivamente un occhio di riguardo, seguendo le vicende elettorali sin dalle prime battute. Le presidenziali ebbero infatti un enorme seguito popolare: “Repubblica” destin? un osservatorio permanente al quale contribuirono oltre agli inviati storici anche numerosi notisti politici e intellettuali. (continua…)
Internet, strumento-chiave per l’attivismo politico di domani
Intervista con Joe Trippi, gi? manager della campagna Internet di Howard Dean – volutamente lasciata nell’originale inglese e per gentile concessione di NetPolitique.
Netpolitique: “There isn’t a single f…..g vote to be had on the internet!": according to a Joe Klein article in Time magazine this week, this was a quote by Jim Jordan (he denies it), former campaign manager of John Kerry, at the time the Kerry campaign was getting concerned about Howard Dean’s surge. I read this quote as I was halfway through your book. This is actually a pretty good summary of what most politicians and political consultants still think. What do you tell them?
Joe Trippi : They don’t know what they’re talking about… attitudes like that continue to keep the Democratic Party in the dark when it comes to the internet. This is why Republicans beat us on talk radio and cable television; they understand the importance of new technology and invest enormous amounts of money in it.
More and more people receive their political new exclusively from the internet. As that trend increases my hope is that no one will take the internet for granted… folks like Democrats.com are now even identifying likely voters through email. This is the future… anyone who does not recognize that is out of touch and will soon find themselves out of work. (continua…)
10/10/2004
Di dibattito in dibattito: se, quanto e perch? cambia l’opinione pubblica
Dopo il primo dibattito presidenziale, l’euforia internazionalmente esplosa a seguito del grande successo di Kerry ? stata ridimensionata dai dati dei sondaggi, che ancora vedevano Bush in vantaggio (Bush 49%, Kerry 44% tra gli elettori registrati, il 6/10, secondo The Pew Reserch Center). Dopo il secondo confronto, di nuovo, si registrano entusiastiche reazioni dell’opinione pubblica che riporta ad una sostanziale parit? tra i due candidati (49%, secondo i dati dell’istituto Gallup). In ogni caso, si continua a rilevare una continua variazione di questo dato a seconda del giorno, e dell’istituto di sondaggi cui si fa riferimento.
Soprattutto, non si pu? evitare di osservare che i questionari, realizzati in relazione ai dibattiti, ancora privilegiano l’aspetto emozionale, cercando di far emergere principalmente l’efficacia dell’apparizione televisiva dei candidati, e quindi elementi come: la determinazione, la decisione, il nervosismo (quale di questi sia parso pi? forte, pi? deciso, o meno nervoso). Un questionario cos? strutturato esplicita la convinzione che siano questi gli elementi che giustificano la risposta dei soggetti intervistati alla prima e pi? importante domanda che viene loro posta: la preferenza di voto. (continua…)
9/10/2004
A caldo: subito dopo il secondo dibattito…
Qualche battuta a caldo, appena concluso il dibattito. Sicuramente il formato da “town hall” ha reso il confronto pi? acceso e interessante, con diversi botta e risposta e parecchi rilanci personali – dall’aborto alle fede religiosa alle tasse. Sul tutto, ancora una volta, la guerra in Iraq con i vari annessi e connessi: questo probabilmente l’issue decisivo il 2 novembre. Bush ? parso pi? sveglio e combattivo, perfino passionale, con precise prese di posizione: a favore della scelta di invadere l’Iraq nonostante i recenti rapporti, assolutamente opposto all’aborto e alla ricerca con le cellule fetali, contro l’assistenza medica governativa. Eppure ? sembrato spesso in difficolt?, ricorrendendo ad una velata arroganza di fondo e ad attacchi personali nel tentativo di portare lo scontro sul terreno che pi? gli si conf?: l’ideologia spicciola, il corpo a corpo. Kerry ha evidenziato una buona dose di aggressivit? ma ragionata e calcolata, provando spesso a chiarire come le questioni siano “ben pi? complesse di quanto voglia far sembrare il Presidente”. Ha ribadito i suoi piani per creare pi? occupazione, ampliare l’assistenza medica, diminuire l’aggravio fiscale. E ovviamente per trovare una via d’uscita dal macello iraqeno. Convinto e puntuale, pur se mai cercando l’affondo finale. Il verdetto immediato di vari commentatori radio-tv-web sembra concordare: parit?.
8/10/2004
Lo Strappo Atlantico : intervista a Rita di Leo
Ne Lo Strappo Atlantico (Laterza editori, giugno 2004) Rita di Leo ha raccontato come, quando e perch? l’America ha deciso di allontanarsi dai vecchi alleati europei e di formulare una politica dichiaratamente anti europea. Ha descritto le origini culturali e politiche degli artefici di questa scelta (i neoconservatori), gli obiettivi che si sono posti e i nemici contro cui combattono.
Lo stato di guerra permanente che gli Stati Uniti sembrano voler imporre ? frutto della loro volont? “rivoluzionaria”, ma il “mondo secondo i neocons” si ? scontrato con la realt? del conflitto iracheno. Per quanto tempo ancora potranno proclamare che l’America sta vincendo la sua battaglia contro il terrorismo? Per quanto tempo ancora un gruppo da sempre ai margini della scena politica e culturale del suo paese sar? in grado di influenzare le linee guida della politica estera del paese?
Scrive Rita di Leo: ?A ispirare l’offensiva contro l’Europa e pi? in generale la politica di grande potenza dell’America del XXI secolo, infatti, vi sono intellettuali simili agli intellettuali europei. Si definiscono neoconservatori in contrapposizione all’establishment repubblicano e in odio all’establishment democratico. (…) Essi cercano di influenzare gli uomini di potere perch? l’America, la loro terra d’elezione, diventi simile all’Europa dell’Ottocento: una grande potenza aggressiva nei confronti del mondo, uno stato repressivo nei confronti della propria societ? e il Patriot Act in politica interna. (…) Saliti sul gigante America, i neoconservatori stanno attenti perch? il gigante agisca da gigante e non si stanchi della politica, scrollandoseli di dosso e tornando agli affari?. (continua…)
7/10/2004
I latini gi? lo sapevano: sine pecuniae …
La matematica piace a pochi, si sa. Ma occorre farci i conti, soprattutto se i conti valgono una elezione. Ancora una volta, infatti, la stampa internazionale che segue a stretto giro questa campagna, manca il punto. Anzi ne manca due. Chiaramente esposti in un editoriale de Il Mattino (del 29 agosto) da Mauro Calise.
Il primo punto chiama in causa la globalizzazione politica, la riconduzione della politica americana a politica nazionale globale; ci stiamo abituando al fatto cio?: ?che queste sono anche nostre elezioni. Perch? sar? l’economia americana in autunno a tirare - o affossare - la ripresa dei paesi europei. E saranno le scelte statunitensi in materia di guerra a scandire, nei prossimi anni, il calendario della nostra pace?. (continua…)
Amore-odio tra mondo online e Ralph Nader
Per un panoramica sulla presenza web di Ralph Nader, basta partire dal solito Google: 701.000 siti. E se Yahoo ne riporta addirittura 3 milioni, vuol dire che l’interesse del mondo virtuale per la campagna Nader 2004 ? reale. Il motivo va cercato nella sua personalit? plurisfaccettata: attivista pro-ambiente e pro-consumatori, oratore esperto, assai vicino all’universo dei movimenti sociali, affermato autore di volumi importanti (l’ultimo ? “The Good Fight"). Ralph Nader si presenta alle presidenziali per la terza volta consecutiva, come candidato indipendente, autodefinendosi “the Indipendent Citizen for President” e “difensore dei consumatori.” Stavolta i Verdi non hanno voluto appoggiarlo, in buon parte per non inimicarsi gli ambienti democratici che lo hanno ritenuto responsabile nel 2000 della sconfitta di Gore. E cos? per la sua campagna, ? lo stesso web che lo esalta a proporsi come strumento di possibile destituzione. (continua…)
6/10/2004
Cheney-Edwards: bene, grazie… ma passiamo oltre, please
“I dibattiti tra candidati alla vicepresidenza non hanno mai contato granch?. Lo stesso stavolta. Dick Cheney e John Edwards hanno ben argomentato a favore del rispettivo capo, probabilmente meglio di quanto abbiano fatto George W. Bush e John Kerry per se stessi cinque sere fa.” Questa l’istantanea pi? azzeccata del dibattito svoltosi ieri sera alla Case Western Reserve University di Cleveland, Ohio. Ce la offre David Corn, giornalista del progressivo The Nation, in un articolo significativamente intitolato Low impact collision ripreso da AlterNet. In effetti il faccia a faccia ? risultato spesso acuminato, anche ricco di battute pesanti, ma pur sempre caratterizzato dall’impressione di non voler mai affondare i colpi, di rimanere sul tono “civile” pur di non disturbare eccessivamente i moderati o gli indecisi all’ascolto. Meglio passare oltre, insomma. (continua…)
Winners, Killers & Bloggers: ePolitics Buzz Brief
By Buzz Webster
– After reading campaign emails from Bush and Kerry, it is absolutely clear who won the Veep debate last night.
Bush email: “Vice President Cheney won the debate last night”
Kerry email: “We’re two for two”
Both campaigns are still heavily pushing supporters to take part in online polls.
– In an effort to kill Internet rumors House Republicans killed a draft bill Tuesday. The bill, HR163, would have required that all men and women ages 18 to 26 serve at least two years of military or civilian service.
“The reason we’re doing this is to expose the biggest hoax in show business,” said Rep. Duncan Hunter, R-San Diego, who chairs the House armed services committee.
“The hoax has been carried out through the Internet, where millions of young people are being scared by some anonymous tipster.”
– Italian ePolitics are fantastico
We recently told you about the Italian Twin of Matt Drudge Roberto D’Agostino- and his website Dagospia. While his site is quite the rumor mill, Italy has a serious side to ePolitics as well. PoliticsMatters a collective blog of PoliticaOnline launched yesterday. The blog focuses mainly on Italian politics, but will alos look at the U.S. and worldwide grassroots activism.
4/10/2004
Benvenuti! Welcome! Bienvenue! Bienvenidos!
Ci siamo: scatta l’osservatorio indipendente sulle presidenziali USA. Un ‘blog-lab’ collettivo che parte col piede giusto: fioccano entusiamo e contributi, parecchi gli articoli gi? pronti. Un particolare ringraziamento a quanti si sono dati prontamente da fare, e a coloro che si uniranno man mano al progetto. Grazie ovviamente a quanti ci seguiranno anche soltanto in “reading mode”, e per chi vorr? discutere la sezione commenti in fondo a ciascun articolo ? sempre aperta. Anzi: ? cruciale, soprattutto in queste ore di avvio, far girare la voce il pi? possibile sull’esistenza di “PoliticsMatters” – informatene come e quando potete blog, amici, agenzie-stampa, parenti, giornali, conoscenti, siti, radio-TV, sconosciuti, portali e chi pi? ne ha pi? ne metta.
Per segnalazioni e contatti: info@politicaonline.it
Buon lavoro e buona lettura a tutti!
La Redazione
Primo… dibattito? Quale dibattito?
?Il cosiddetto dibattito. Mi pare roba miserabile. Sia Kerry che Bush hanno completamente mancato il punto [sull?Iraq]. Credo che se non ? qualcosa che fanno apposta, vuol dire che stanno sicuramente fuorviando gli americani che hanno ascoltato quanto avevano da dire.? Questa l?opinione di un veterano del giornalismo indipendente, l?inglese Robert Fisk, all?indomani del primo ?dibattito? presidenziale in Florida. D?obbligo le virgolette, vista l?inconsistenza di un evento pianificato da tempo e sostanzialmente inutile. Meglio: conta pi? l?immagine, soprattutto in prima serata TV, no? E meglio proiettarne una rassicurante e conciliante allora, da entrambe le parti: siamo qui per convincere i moderati, gli ?swing voters?… non certo per fare politica seria e avere un confronto reali su questioni reale. Questo il succo del primo faccia a faccia Bush-Kerry: se ne ? forse accorto qualcuno? (continua…)
Bush e Kerry, a colpi di spot e sondaggi
Per una volta, se fosse l’America che si italianizza, e non il contrario?
Un po’ come l’Italia da dieci anni a questa parte, anche gli Stati Uniti appaiono negli ultimi tempi sempre pi? spaccati a met?, in un confronto equilibrato nei numeri ma polarizzato nei sentimenti e nei forti accenti ideologici: Berlusconi contro i suoi oppositori in Italia (“strutturalmente” da sempre in sostanziale parit?), Bush contro i suoi oppositori negli Usa. E se gi? alle presidenziali del 2000 i voti per il candidato democratico e per quello repubblicano si equivalevano – ma in un clima ben pi? intorpidito, che favor? un astensionismo quasi record (49,2%) -, dopo l’11 settembre Bush ha conosciuto un lungo periodo di virtuale imbattibilit?, lentamente erosa dall’incancrenirsi della situazione in Iraq e rimessa in discussione dall’emergere di uno sfidante credibile dalle primarie democratiche. (continua…)
“Public Opinion Polls”, strumento di democrazia e di controllo sociale
Nel guardare alle elezioni negli Stati Uniti ? fondamentale dedicare spazio all’osservazione della produzione e pubblicazione di sondaggi che le accompagna. La tecnica del sondaggio, d’altra parte, ? nata e si ? sviluppata proprio in questo Paese, dove si ? imposta per le sue potenzialit? d’utilizzo nel campo della propaganda elettorale; laddove in Italia, per esempio, la sua applicazione effettiva in ambito politico risale soltanto agli anni ’80. (continua…)
e-Politics: ancora molta strada da fare
Se le presidenziali americane del 1996 videro l’ingresso del web come media elettorale e quelle del 2000 ne hanno evidenziato le enormi opportunit? comunicative, queste del 2004 sanciscono che del web non si pu? pi? fare a meno. Questo non soltanto perch? internet ? una tecnologia di uso ormai comune, ma soprattutto perch? la net-campaign di Howard Dean ha dimostrato che il web pu? essere un mezzo di comunicazione elettorale potente. (continua…)
Campaign Framing: come creare l’effetto stampa
Effetto Stampa – I media americani e la guerra. Questo il titolo di un articolo scritto da Maurizio Ricci sulla Rivista Problemi dell’Informazione e edita da il Mulino. Si tratta di un contributo scritto lo scorso anno a marzo quando la situazione irachena stava per precipitare con l’invio delle truppe nella terra del Tigri e dell’Eufrate. Perch? parlare di un articolo a distanza di un anno? Per l’attualit? della guerra in Iraq e per la comprensione del rapporto tra la stampa americana ed i poteri forti. Due sono i punti nodali su cui conviene soffermarsi: l’utilizzo dei frames da parte del giornalismo e la possibilit? di creare a tavolino l’effetto stampa. (continua…)
Americani, elettori umorali
Verrebbe da dire che la politica americana ? una politica basata sulla percettibilit? degli umori. Al di l? dei sondaggi e del lungo tour elettorale che dalle primarie in poi oramai ? quasi un anno che riempie gli Usa di parole e di proiezioni, si ha ancor di pi? l’impressione di come sono fatti gli elettori americani. A molti sembrano un popolo di indecisi e di astensionisti. Ed in parte lo sono. (continua…)
Nella sfida elettorale a vincere ? la media logic – almeno cos? pare…
L’aria che respiriamo nei giorni seguenti al primo dei tre dibattiti che aprono la corsa per la Casa Bianca, ? un’aria da post incontro sportivo. Una sorta di grande partita ? stata giocata, su un terreno impervio come quello della politica estera, o pi? precisamente come quello dell’Iraq, che ci porta oggi fondamentalmente a farci una domanda: chi ha vinto il primo round?
Come da copione, in quest’era fortemente mediatica in cui la media logic sostituisce la party logic, l’attenzione si sposta dalle issues ai volti, alle immagini, ai messaggi non verbali che possono modificare l’andamento della “gara". (continua…)
Il potere dei media: inarrestabile come sempre?
Finalmente si sono incontrati. Bush e Kerry, i due lottatori che si contendono il trono pi? importante del mondo. L?uno per difenderlo, l?altro per conquistarlo. ? successo pochi giorni fa in una trasmissione televisiva girata nell?aula magna dell?Universit? di Miami (Florida). A gestire il duello, Jim Leher, arbitro d?eccezione, noto anchorman di NewsHour del canale pubblico PBS. Il dibattito ? stato pacato, anche se non sono mancate le stangate da parte dello sfidante che stando al giudizio dei giornali americani si sarebbe aggiudicato l?incontro ai punti. (continua…)
Stesso candidato altro contesto: quanto contano i movimenti?
Le discipline sociali definiscono i movimenti in ragione del fatto che essi costituiscono una rete di interazioni prevalentemente informali, basate su credenze condivise e solidariet?, che si mobilitano su tematiche conflittuali attraverso un uso frequente di forme di protesta (Della Porta 1997). Questa definizione, esaustiva e chiarificatrice, sottolinea con forza quali siano le caratteristiche strutturali dei movimenti sociali contemporanei e fornisce i presupposti teorici per comprendere le dinamiche globalizzanti che gli stessi movimenti stanno vivendo. (continua…)
Il sogno imperialista degli intellettuali americani
La politica estera ha da sempre rievocato immagini di accordi segreti, di verit? sepolte sotto il fango della manipolazione, di cospirazioni, di azioni sotterranee compiute da poteri occulti. Tanto che quello delle relazioni internazionali ? stato spesso considerato come un campo in cui il cittadino smette di esercitare le sue gi? fragili prerogative, riducendosi al minimo le sue possibilit? di controllo. (continua…)
PoliticsMatters: an independent monitoring project on US presidential elections
A collective blog (in Italian) launching October 5th on PoliticaOnline.it
The approaching US elections seem to promise a new push for political attention and participation as an affirmative answer to a polarized ideological battle. Not only because of its worldwide effects and high stakes, but also due to a resurgence of grassroots activism using new collaborative technologies.
It is therefore important to monitor these elections not only in their general aspects of campaign and news media coverage, but particularly to explore the different layers of ?latent? communication working at the intersection of politics, technology, culture, business and International strategies.
Mostly aimed at the Italian public, our monitoring project ("PoliticsMatters") will provide daily analysis, commentaries and reports by researchers from the Social and Political Sciences fields as well as by journalists, bloggers and citizens. Our team will take a close look at media outlets and other sources worldwide, while also exchanging stories with similar web-projects.
With its open-end and cross-discipline approach, ?PoliticsMatters? aims to go beyond the (often misleading) breaking news and reports of Big Media, in order to build a collective ?blog-lab? as a new tool for expressing and debating today?s political culture issues.
PoliticsMatters: Starting October 5th at http://www.politicaonline.it/politicsmatters
More info & contacts: info@politicaonline.it
1/10/2004
Presidenziali americane: l’ultimo round
Tra poche ore l’America si recher? alle urne per decidere il nuovo presidente degli Stati Uniti e il suo vice. In realt? centinaia di migliaia di elettori si sono gi? recati alle urne secondo una clausola normativa che consente un’anticipazione di voto (tutt’altro che trasparente) per evitare il formarsi di code chilometriche alle urne. Questo lascia intendere che probabilmente ci troveremo di fronte alle elezioni pi? partecipate nella storia di un paese che i politologi hanno da tempo classificato come democrazia “spoliticizzata” anche e soprattutto per indicare la scarsa partecipazione popolare alla vita politico-istituzionale.
I due candidati concentrano le loro energie sugli otto Stati che ancora sembrano “swing”, incerti. Dall’ultimo sondaggio commissionato dalla University of New Hampshire pare che Bush conduca di 5 punti percentuali in Nevada, di sei punti in New Mexico, di un punto in Florida (lo Stato di gran lunga pi? controverso), mentre lo sfidante democratico sarebbe in vantaggio di un punto in Iowa, di tre punti nel Wisconsin, di tre punti in Ohio e di quattro punti nel New Hampshire, mentre in Pennsylvania, l’ultimo degli Swing States, la situazione sembrerebbe paritaria. (continua…)
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Perché PoliticsMatters?
Le presidenziali USA alle porte paiono destinate a rimettere in moto il desiderio di attenzione e partecipazione politica in risposta ad un loro riproporsi in termini di scontro ideologico. Ciò anche per l'elevata posta in gioco rispetto agli equilibri socio-politici internazionali. Ecco allora questa iniziativa basata sull'impegno ad osservare da vicino quel che ruota intorno alle presidenziali USA analizzando i diversi livelli comunicativi proposti dai vari media.
Un blog-laboratorio, aperto e interdisciplinare, dove sperimentare le nuove possibilità del fare cultura e informazione politica.
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