Il ciclone arabo
Youssef M. Ibrahim, ex corrispondente per il NYT e per il Wall Street Journal, lancia una visionaria e tragica previsione sulle elezioni presidenziali statunitensi.
In breve quello che ha scritto:
Chiunque vinca dar? il via libera al ciclone che si ? addensato sul medio oriente negli ultimi tre anni.
L’anno che Bush e Kerry hanno affrontato in punta di forchetta per evitare scossoni all’elettorato, ha lasciato la nostra regione vicina a maturare cambiamenti epocali.
L’Iraq ? e sar? instabile per almeno una decade, l’Iran ? pronta per l’atomica, Israele ? sempre pi? in bilico tra il bisogno di sicurezza e il lancio oltre il baratro di una guerra totale contro i paesi arabi, la Siria deve ridimensionare la propria influenza su un Libano che sembra essersi ripreso dagli anni ottanta e l’Egitto sembra non essere pi? in grado di ignorare le spinte riformiste che provengono dal suo interno.
Quattro anni a mani libere, per Bush o Kerry poco importa si potrebbe dire, vuol dire una politica estera spigliata, senza timidezze elettorali. E gli Stati Uniti non sembrano pi? sopportare un rapporto alla pari, seppure formale, con i paesi dell’area. L’Europa sembra riprendersi dalla vicenda Iraq e pronta a ricompattarsi ad ovest oltre l’Atlantico. La Francia stessa non potr? difendere ad oltranza i paesi arabi, se le turbolenze della regione inizieranno a minacciare l’Europa tutta.
Quindi il vizio vittimista dei paesi arabi sembra trovare le peggiori conferme, con Israele e l’Iran a puntarsi l’atomica e i 19 paesi della lingua del Corano ancora lontani da una solidariet? in grado di farli agire per la sicurezza comune.
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